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ISSN: 2283-303X

I siti web delle biblioteche venete

Analisi, censimento e valutazione


versione ridotta della tesi di laurea in biblioteconomia, Corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Venezia Ca' Foscari, relatore prof. Riccardo Ridi, correlatore dott. Giorgio Busetto, anno accademico 1999/2000, discussa il 22 febbraio 2001.
di Sara Franzoso (in linea da aprile 2001) 

ANALISI E VALUTAZIONE

§ 5. I link e le pagine interne

Nel sito non si forniranno, ovviamente, solo rimandi a pagine interne, ma anche link a risorse esterne. NIELSEN [2000] descrive le tre principali forme di link:

"link strutturali di navigazione: questi link delineano la struttura dello spazio informativo e permettono agli utenti di muoversi al suo interno. Esempi tipici sono i bottoni per tornare alla home page e i link verso pagine il cui contenuto è subordinato rispetto a quello della pagina che si sta leggendo;

link associativi rispetto al contenuto della pagina: questi link sono di norma parole sottolineate (o anche immagini con aree sensibili, le cosiddette image map) e portano a pagine il cui contenuto è un approfondimento del testo usato per l'ancora del link;

liste di rimandi alternativi ad altre pagine: questi link aiutano gli utenti a trovare ciò che cercano nel caso che la pagina attuale non sia quella desiderata. Considerando quanto sia difficile navigare nel Web, spesso una lista di rimandi alternativi ben scelta è ciè che salva l'utente."[1]

Ogni link verso l'esterno dovrà essere corredato da una descrizione, che indichi che si tratta di una risorsa dislocata su un server diverso da quello della biblioteca, spiegando anche perché si è scelto di indirizzare l'utente fuori del proprio sito per usufruire di quella particolare risorsa. I link con descrizioni troppo lunghe confondono il lettore, perciò si dovrà sempre cercare di essere concisi, ma senza dimenticare di indicare chiaramente l'URL corrispondente.
Spesso l'ancora del link è costituita dal nome della risorsa alla quale essi indirizzano o dal titolo della pagina in cui si trovano (comunque non dovrebbero mai essere più di quattro parole, secondo quanto consigliato da NIELSEN [2000][2]), non con il loro URL vero e proprio, soprattutto quando questo non è distintivo del contenuto della pagina, ma contiene termini, numeri e sigle incomprensibili. Non riportare l'URL, però, è penalizzante per chi trova il link interessante e vorrebbe trascriverlo subito senza collegarvisi prima, magari riservandosi di visitarlo un'altra volta, digitandolo direttamente sul browser, senza passare nuovamente dalla pagina sulla quale l'ha trovato. NIELSEN [2000] ricorda che con il comando <title> del linguaggio HTML si può far apparire, al passaggio del mouse sul testo del link, il cosiddetto titolo del link[3], un po' come accade grazie al tag <alt> quando si passa sopra un'immagine. TOUB [1997] elenca le ´meta-information´ che si devono sempre fornire sulla risorsa elettronica verso la quale si fa il link:

" Meta-information about the resource
    Title/name of the resource;
    URL of resource;
    Source/author;
    Authority of source;
    Last update/Update frequency [...];
    Expiration date [...];
    Size/volume [...];
    Intended audience [...]."[4]

Prima che alla descrizione del link, però, è importante pensare all'ancora[5], cioè alla porzione di testo cliccando sulla quale si attiva il link stesso. LEVINE [1995] consiglia:

"Try to match the link text that someone clicks on with the title of the resulting page" [6]

e McCLEMENTS ­ BECKER [1996] confermano:

"Link text should make sense even if link isn't present, as with a paper copy. For example, ´To ask a reference question: askmemorial@doit.wisc.edu´ instead of ´To ask a reference question, click here ´"[7].

NIELSEN [2000] ricorda che

"la più vecchia regola di progettazione Web è di non usare "Clicca qui" come ancora di un link. Questa regola ha due fondamenti: il primo è che solo gli utenti dotati di mouse possono cliccare, mentre gli utenti disabili, o che usano un touch screen o altri dispositivi, non possono farlo; il secondo è che difficilmente le parole ´clicca´ e ´qui´ trasmettono qualche informazione e, quindi, non si dovrebbero usare per attirare l'attenzione dell'utente." [8]

NIELSEN [2000] ricorda inoltre di non usare mai più di quattro parole per l'ancora ipertestuale, ricordandosi, però, di aggiungere un testo esplicativo del link, in modo che l'utente sappia dove andrà attivandolo.
Anche SPOOL [1999] si sofferma sull'importanza del lay­out dei link, spiegando come questo sia strettamente legato alla realizzazione degli scopi degli utenti. Ecco uno schema molto utile fornito dall'autore per descrivere i link commentati:

"This embedded link is surrounded by text

We called this an embedded link since it is followed by text

We did not call this an embedded link
The additional descriptive text appears on a separate line"[9]

L'ancora del link è sempre sottolineata: si consiglia di evitare di usare la sottolineatura al di fuori delle ancore, perché può confondere gli utenti[10]: sono molti i siti visitati durante questo censimento che usavano la sottolineatura senza criterio: il navigatore è abituato a vedere nel testo sottolineato un testo attivo, perciò sarà spinto a passare col mouse sopra a tutte le parole sottolineate che gli interessano, rimanendo però molte volte deluso dal fatto che non si tratta di un link. Ci sono diversi altri metodi per evidenziare il testo in una pagina web, come l'uso del tag <h> [11] del linguaggio HTML, o del semplice grassetto, che evitano di confondere l'utente.
Molti autori suggeriscono di non eccedere nel numero di link, per non appesantire la pagina, coerentemente con quanto affermato sopra sulla sua lunghezza massima. In particolare CUNNINGHAM [1999] consiglia di riorganizzare i link troppo numerosi in pagine intermedie che contengano delle liste, che però, afferma egli stesso, risolvono solo in parte il problema, perché in tal modo l'utente è costretto a scorrere diverse pagine per cercare il link che gli interessa.

"Be concise. As the Web grows and the library adds online services, the temptation to put a link for every new feature or service directly on the library homepage can be overwhelming [...] There are several possible solutions to this problem [...] If there are more links on the homepage than you care to delete, consider reorganizing them. Intermediary pages of lists are one option, but only partially solve the problem in that a user must confront several pages of links. A better option is to use pull-down menus on your homepage, allowing you to keep all of your links on one page but in less overwhelming format."[12]

Cunningham, dunque, preferisce una seconda soluzione, cioè la creazione di menu pull-down sull'home page, che permettano di mantenere tutti i link sulla stessa pagina, ma in un formato meno pesante[13] .
Un altro motivo per non eccedere nei link verso l'esterno, è che, come fa notare COOPER [1997a],

"[...]relying solely or primarily on documents located on other servers can be dangerous." [14]

I server esterni, infatti, possono dare non pochi problemi, come la lentezza nel caricamento delle pagine, dovuta alla distanza, ma anche al sovraccarico di collegamenti, specialmente nelle ore di punta. Inoltre sono frequentissimi i cambi di indirizzo o addirittura la "morte" dei link[15]. Se i problemi di collegamento a server remoti dovessero presentarsi con frequenza agli utenti che si servono del sito, potrebbe derivarne un danno d'immagine ed affidabilità per la biblioteca cui esso fa capo. Cooper consiglia di evitare questi inconvenienti col rendere disponibili materiali inediti e originali sul server della propria biblioteca

"The more material you own, the less you will have to rely on other servers. Of course, this is easier said than done."[16]

Anche questa soluzione, però, presenta dei problemi, perché la preparazione di risorse per il Web richiede fondi e il lavoro di esperti. Una volta caricato molto materiale sul server locale, inoltre, si possono ripresentare i problemi di cui si è parlato sopra, non solo per gli utenti remoti, ma anche per quelli locali. La soluzione migliore, perciò, è quella, intermedia, di basare i contenuti del sito su materiali locali e remoti che siano davvero utili e di qualità e diano credibilità al web della biblioteca. Per selezionare il materiale ci sono numerose liste di criteri di valutazione [17], che possono rivelarsi utilissimi per creare una pagina di link a risorse remote che apporti veramente un valore aggiunto al sito della biblioteca

"Links can be the heart of a Web site, and their treatment strongly influences its value, by promoting or reducing informed choice by the user. A page of links should provide a name for each target page, its location on the Web, and a summary of its content, so that the Web surfer does not have to connect to the site and personally gather this information"[18]

METZ ­ JUNION-METZ [1996] elenca vantaggi e svantaggi dei tre metodi di base per organizzare la struttura del sito web della biblioteca:

l'organizzazione gerarchica, che permette di dare agli utenti un punto di partenza logico per l'ingresso nel sito, cioè dalle categorie d'informazione più generali, via via addentrandosi in quelle più specifiche; questo metodo è intuitivo per gli utenti e facile da mantenere per i bibliotecari, ma dà per scontato che tutti gli utenti comincino le loro ricerche dalla home page e dallo stesso punto di partenza, senza tenere conto di coloro che hanno esigenze di informazione più specifiche[19];

l'organizzazione lineare, per mezzo della quale, entrando dalla home page, si visitano via via tutte le pagine del sito in progressione lineare. Questa struttura è più difficile da creare, perché deve seguire tutte le possibili strade che gli utenti imboccherebbero per risolvere i loro problemi, ma più facile da seguire, anche se non lascia alcuna libertà di navigazione. Può servire, invece, per guidare gli utenti a compiere determinate operazioni secondo una sequenza prestabilita;

l'organizzazione collegata, che tiene conto dei diversi possibili punti di partenza che si possono scegliere per esplorare un sito. L'unico svantaggio che gli autori trovano a questa struttura è il fatto che abbandona gli utenti a loro stessi, lasciando che scelgano da soli i percorsi da fare, e questo può essere un problema per chi non è un navigatore esperto[20].

BENT [1998], invece, distingue tra due tipi di organizzazione della struttura del sito:

sequenziale, grazie al quale l'utente ha davanti agli occhi, in sequenza su una sola pagina, tutti i link o tutto il documento e può usare le barre laterali della finestra del browser per far scorrere la pagina e cercare al suo interno ciò che gli interessa;

ipertestuale, grazie al quale l'utente può visitare documenti separati, collegati alla pagina principale e tra loro, ma collocati su pagine diverse[21].
La possibilità di svolgere la ricerca interna e scorrere il documento, secondo BENT [1998], è un vantaggio, ma relativo, perché l'esperienza insegna che trovare qualcosa sul Web, anche se si è certi che esista e si trovi in un certo sito, non è così facile come sembra. La struttura ipertestuale ha i suoi svantaggi, perchè, per esempio, comporta che, ogni qual volta si cambia l'URL di una pagina, lo si debba cambiare su tutte le pagine che hanno un link ad essa. In un sito molto grande queste possono essere numerose e richiedere, perciò, un lavoro lungo e noioso. La struttura sequenziale, però, anche se può sembrare comoda e pratica perch´ mette tutto il testo davanti agli occhi dell'utente su una sola pagina, è più statica e rigida, dà vita a pagine lunghe da scorrere e lente da visualizzare e da consultare, nonchè difficili da gestire. La struttura ipertestuale, della quale i link sono parte integrante, è comunque la più consona per il Web, come si rileva da questa citazione, tratta da Web multimedia [1998], dove si spiega che con multimedialità si intende interattività, creatività e instabilità, che sono tre caratteristiche del Web:

"Dal punto di vista della struttura della comunicazione, la multimedialità si propone come ipertestuale e ipermediale, o meglio con le potenzialità per esserlo al massimo grado. Ipertestuale significa che, sia nel modo in cui sono progettati sia per come vengono realizzati, i prodotti multimediali consentono di muoversi liberamente e comodamente all'interno di un ´testo´, lasciando a chi li usa la facoltà di decidere strategie e tattiche di fruizione. Unico limite teorico alla libertà di movimento in un ipertesto è costituito dal numero delle combinazioni possibili tra le diverse unità di informazione, ma se si pensa a Internet o a un'enciclopedia su CD-ROM è evidente come tale limite sia davvero qualcosa di molto, molto teorico ­ le combinazioni possibili e attuabili si offrono in numero pressoché illimitato. [...] È infatti in funzione dell'interattività, cioè dell'interazione col! prodotto e/o testo multimediale, che tutte le caratteristiche tecnologiche e di struttura della comunicazione operano in concerto, contribuendo ognuna in modo specifico a creare un ambiente comunicativo nettamente diverso da quello determinato da altre tecnologie e tecniche della comunicazione. È il concetto di interazione la chiave giusta per aprire la porta sulla comunicazione di domani e dare un'occhiata ravvicinata a quel che ci aspetta."[22]

Alla luce di queste parole, non si può non comprendere come l'ipertestualità sia una componente essenziale della Rete, senza la quale essa sarebbe snaturata. Nello stesso testo si afferma che

"L'ipertesto [...] non si limita a produrre elementi particolarmente creativi, ma impone a chiunque, dotato o meno, erudito o meno, uno sforzo di creatività nella selezione del suo utilizzo, ripagandone lo sforzo con risultati creativi e soddisfacenti."

e ancora:

"Nell'ambiente di comunicazione creato dalla multimedialità tutto è mobile, e l'instabilità dell'identit` non può trovare ancoraggi né in tecnologie sempre uguali a se stesse, né in ´testi´ ben strutturati, né in modalità di fruizione da una parte rassicuranti e dall'altra alienanti."[23]

Se davvero si vuole dare un valore aggiunto al proprio sito web e non farne una copia elettronica dell'opuscolo informativo della Biblioteca e dei documenti cartacei che fanno parte del suo patrimonio, si deve cercare di sfruttare al meglio le nuove possibilità offerte dalla Rete. In linea di massima, perciò, la struttura ipertestuale è da preferire a quella sequenziale, anche se starà al buon senso dei bibliotecari scegliere quando è il caso di optare per la seconda.
BENT [1998], infatti, conclude proponendo una soluzione ibrida tra i due tipi di organizzazione, sequenziale e ipertestuale, che vale la pena citare, poiché è in linea con quanto sostenuto finora. Questa scelta permette di creare una pagina breve e veloce da caricare, che contiene una lista dei contenuti interni al sito, ognuno dei quali costituisce un link ad una pagina interna, contenente il documento vero e proprio, preceduto dalla stessa lista dei contenuti del sito, quindi dei documenti correlati, in modo che, per accedere a questi, non si deve tornare alla pagina principale, ma lo si può fare direttamente da quella in cui ci si trova. Sembra l'uovo di Colombo, ma i siti con pagine senza via d'uscita si sprecano.
Un altro metodo per raccogliere contenuti da inserire nel sito è navigare alla ricerca di siti interessanti. La cosa più importante da fare durante la ricerca è annotare gli URL, perchè a molti siti si può arrivare per caso ed è facile non essere più in grado di tornarci. Bisogna assicurarsi che i siti siano davvero ben fatti e coerenti con la propria politica bibliotecaria: per questo è bene avere sempre presente lo scopo per cui si è deciso di fare il sito e chiedersi di continuo se il link scelto è in linea con la propria politica di sviluppo della collezione, perchè, pur trattandosi di risorse non cartacee, la loro scelta risponde ai tradizionali criteri di sviluppo della collezione di tutte le biblioteche

"Let there be a practical reason for every choice you make"][24]
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Se poi si tratta di un link da inserire come riferimento bibliografico all'interno di un testo, per esempio per avvalorare un'affermazione, allora dovrà essere contestualizzato e logicamente inserito nel discorso.
Il link va fatto proprio alla pagina scelta, non ad altre correlate o precedenti, per dare all'utente la risorsa che gli interessa, non indicargli solo la strada per raggiungerla. Gli utenti possono aiutare con la segnalazione di risorse interessanti, coerenti con gli scopi del sito. Coinvolgerli può essere non solo un ottimo mezzo di farsi pubblicità, ma anche di educarli all'uso della Rete e della Biblioteca. Per accogliere i suggerimenti degli utenti si possono usare e-mail e form appositi, con i quali si potrà anche incoraggiare il pubblico ad avvisare cosa c'è che non va nel sito, per risolvere i problemi e apportare i cambiamenti necessari a renderlo sempre più usabile.
Dopo aver deciso cosa includere tra le risorse e come organizzarle bisognerà accertarsi che si tratti di materiali adatti al Web, altrimenti sarà necessario cambiarne la struttura, la lunghezza o il formato. Si è già accennato a come possa essere sfruttata l'ipertestualità della Rete per gli opuscoli: questa caratteristica è utile anche per dividere informazioni che si riferiscono a diversi argomenti, soprattutto se si tratta di sezioni molto lunghe. In casi simili si possono creare diversi paragrafi, visivamente separati fra loro all'interno di una stessa pagina[25], ma anche collocati su pagine diverse collegate fra loro, come nel caso di testi ampi, che possono perciò richiedere tempi lunghi di caricamento. Ogni paragrafo tratterà un tema o un aspetto della questione, per il quale si daranno i link adatti, che, come già accennato, vanno inseriti nel contesto della pagina in cui si trovano, in! modo da dare credibilità e sostegno a quanto si sta affermando nel discorso, fornendo precisazioni e approfondimenti.
Anche in questo caso, come raccomandato da GARLOCK ­ PIONTEK [1996], non bisogna eccedere con i link, perchá interrompono il discorso e, se troppo numerosi, possono diventare dispersivi invece che utili per l'approfondimento[26]. Se alcune affermazioni possono essere sostenute, ampliate o spiegate, oltre che dai link, anche da immagini, queste devono essere incluse, ma con gli opportuni accorgimenti, che saranno esposti più avanti[27]. Nel caso di un testo molto lungo che, però, l'utente potrebbe voler stampare, si può fare un link alla versione completa predisposta per la stampa[28], nella quale si potrebbe fornire una numerazione dei paragrafi o delle pagine di stampa, non solo per facilitare quest'ultima operazione, ma anche per aiutare le citazioni. Anche il linguaggio usato in tutte le pagine del sito deve essere quello pi adatto al destinatario dell'informazione. Il controll! o dello stile, della sintassi e dell'ortografia deve essere rigoroso, come anche la coerenza delle pagine fra loro, non solo di quelle collegate, che dovranno essere simili per impostazione grafica e contenutistica, ma in generale di tutte le pagine del sito. BLATNER [1999], come molti altri, raccomanda di conferire a tutte le pagine del sito identità stilistica, cioè di usare per tutte lo stesso sfondo, lo stesso lay­out, le stesse icone, gli stessi caratteri: anche questi accorgimenti, oltre al logo della biblioteca in ogni pagina e all'indicazione del percorso effettuato dalla pagina di partenza a quella in cui ci si trova, aiutano l'utente a rendersi conto del percorso compiuto nel World Wide Web. È importante far sì che il visitatore si renda conto di essere ancora nel sito della biblioteca o di esserne uscito e questi accorgimenti sono utilissimi per lo scopo29. Se anche sono state affidate a persone diverse per la loro realizzazione, perc! iò, è bene che tra le pagine non si sentano differenze redazionali: molti, tra gli autori esaminati, raccomandano di affidare il controllo dell'intero sito ad un supervisore, che si accerti non solo del corretto funzionamento di ogni sezione e del suo aggiornamento, ma anche della coerenza interna del sito.
Su ogni pagina interna, dunque, dovrà esserci un link all'home page e uno o più link alle pagine correlate, oltre a quelli esterni ritenuti opportuni. La struttura ipertestuale creata dai link può essere utilissima per suggerire agli utenti tanti diversi percorsi alternativi, o "nuovi approcci alla stessa materia di sempre", come suggerisce GARLOCK ­ PIONTEK [1996]

"At any point you can give your users multiple choices, let them move back and forth, or guide them through an intuitive informational path."[30]

Sfruttare le opportunità offerte dall'ipertestualità del Web può non solo mettere a frutto in un ambiente nuovo le capacità associative ed organizzative degli esperti dell'informazione, i bibliotecari, ma anche permettere agli utenti di muoversi con facilità all'interno del sito. Organizzare al meglio la micronavigazione fra tutte le pagine e fra i gruppi di pagine riguardanti uno stesso argomento è un compito importante e che deve essere svolto al meglio per garantire l'usabilit del Web della biblioteca[31].
È molto importante, come si è già detto, che i link a risorse esterne siano chiaramente motivati: un utente deve sapere perchè lo si sta spingendo fuori dal proprio sito. Una Biblioteca accademica, per esempio, potrà creare tante categorie quante sono le materie principali d'insegnamento, oppure suddividerle fra risorse per studenti, tra le quali si includeranno anche link di interesse non strettamente accademico, ma utili per orientare lo studente, ad esempio, all'interno della città nella quale ha sede l'Università, per aiutarlo a trovare un alloggio o degli svaghi. Si studieranno poi link interessanti per gli insegnanti, ma anche per il personale amministrativo dell'Ateneo. In una Biblioteca pubblica, invece, si forniranno link a siti utili per il cittadino, come quello del Comune, dal quale sarà possibile ricavare informazioni e notizie sulla propria città, sui servizi offerti e sul modo di ottenere documenti, ! link alle associazioni culturali della città, al sito del teatro o del cinema, a quelli degli istituti scolastici o universitari presenti nel comune e a tutte quelle risorse che possono interessare l'utenza locale. Anche FALK [1996b] è favorevole all'inclusione di materiali interessanti per la comunità, perch´ questi possono servire a far sentire il sito più vicino alla propria realtà e ad aumentare gli accessi locali alla biblioteca e al suo Web[32]. Alcuni servizi potranno essere sostenuti da membri della comunità, si potrà pensare anche all'eventualità di appoggiarsi a degli sponsor locali per finanziare servizi particolari o semplicemente l'acquisto dei terminali per la biblioteca.
Nel suo articolo, CLYDE [1996] analizza come alcune biblioteche scolastiche usano il proprio sito web per fornire informazione: i suoi consigli possono essere estesi anche alle altre tipologie di biblioteche. Clyde raccomanda di fare link anche a motori di ricerca, coerentemente col ruolo di referente per il recupero dell'informazione che ha da sempre la Biblioteca; inoltre, come già annotato sopra, un sito, soprattutto se di una certa ampiezza, dovrebbe avere anche un motore di ricerca interno, per facilitare il reperimento delle risorse che contiene.
Sempre Clyde consiglia poi di includere tra i collegamenti ipertestuali le risorse locali, alcune pagine sull'uso della Rete, sul linguaggio HTML, che possono essere utili soprattutto come link interni ad uso dello staff o degli studenti, se si tratta della biblioteca di un istituto scolastico o accademico. Riferendosi ai primi, CLYDE ricorda di includere link a siti educativi per bambini.
Secondo quanto rilevato da AGINGU [2000], la maggior parte delle biblioteche usa il Web per dare informazioni sugli orari, le collezioni, i servizi che si svolgono in biblioteca: questo non è però sufficiente per chi sceglie di avvicinarsi alla Biblioteca tramite il Web. I navigatori si aspettano di più di un volantino con l'indirizzo, gli orari, la descrizione delle collezioni e il numero di telefono, perciò il sito web di una biblioteca deve fornire informazioni aggiuntive, come l'accesso all'OPAC[33] o ad altri database locali, link a risorse on­line di vario tipo, come periodici elettronici e selezioni di siti rispondenti alle esigenze del tipo di utenza servito. L'autrice dà anche un suggerimento interessante a proposito dei patrimoni unici che possiedono di solito molte biblioteche, anche quelle di paese: i fondi più pregiati e originali possono essere digitalizzati sul sito, oppure se ne può descri! vere la consistenza, in modo da notificarne almeno l'esistenza e aumentare così non solo il numero delle persone con il privilegio di conoscerli, ma anche l'utilità del web della biblioteca. Ricordando che per certe biblioteche attenersi a questi standard è economicamente difficile, AGINGU [2000] spiega che la maggior parte delle biblioteche esaminate nella sua ricerca si erano consorziate per realizzare alcuni progetti particolarmente costosi[34]. Anche FALK [1996a] dà un suggerimento simile a quello di AGINGU [2000], spiegando che sul Web può essere più comodo rendere disponibile il patrimonio di letteratura grigia della Biblioteca[35].

Riassumendo, la maggior parte degli autori si trova d'accordo sul fatto che fornire informazione e migliorare il servizio sia il motivo principale per cui costruire il sito web. Anche se non tutti danno le stesse indicazioni per la creazione della home page, i caratteri principali di quest'ultima devono essere semplicità, brevità, chiarezza nella struttura dell'informazione, divisa in paragrafi, presentazione generale del sito e, ovviamente, come nel caso di un libro, titolo, autore, anno e "casa editrice"[36].

Sul tema dei contenuti del sito web METZ ­ JUNION­METZ [1996] si pone un'interessante domanda: se la Biblioteca è "filtro" all'informazione, lo è anche attraverso la propria home page, nel momento in cui gli utenti la usano da casa per accedere ai servizi che la Biblioteca offre nel proprio sito. Questi servizi devono essere uguali, nei limiti del possibile, a quelli che sono offerti in sede. A questo punto gli autori si chiedono: perché gli utenti dovrebbero avere ancora bisogno di recarsi in Biblioteca? Che cosa si può loro offrire che non possono avere a casa?
A parte il computer, che molti ancora non hanno, un altro motivo perché la Biblioteca continui ad esistere è che molte risorse non sono gratuite e altre che lo sono, non lo resteranno ancora a lungo, perciò la Biblioteca, anche nell'era di Internet, continuerà a svolgere la stessa funzione che svolgeva in passato con i documenti cartacei[37].


NOTE

[1] NIELSEN [2000], p. 54-55.

[2] NIELSEN [2000], p. 55. [3] "Per esempio il codice HTML per produrre un'ancora del mio nome sarebbe: <A HREF= "http://www.useit.com/jakob/" TITLE= "Biografia dell'autore"> Jakob Nielsen</A>. Se metteste il cursore del browser sopra questo link, dopo circa un secondo apparirebbero le parole "Biografia dell'autore"."; NIELSEN [2000], p. 60.

[4] " Meta­informazioni sulla risorsa:

    URL della risorsa;
    Fonte/autore;
    Ultimo aggiornamento/Frequenza di aggiornamento [...];
    Data di estinzione [...];
    Dimensioni [...]; (per le immagini e i file voluminosi);
    Pubblico cui è destinata [...]."
TOUB [1997], p. 153-154.

[5] Il testo "attivo" del link si chiama "ancora" perché il termine inglese usato nel linguaggio HTML per indicare il tag che crea i collegamenti è <a href>ancora ipertestuale</a>, dove <a> sta per anchor = ancora.

[6] "Cercate di far corrispondere il link text sul quale cliccare con il titolo della pagina di destinazione". LEVINE [1995].

[7] "Il testo del link deve avere senso anche senza la presenza del link, come con una copia cartacea". COOPER [1997a], p. 17.

[8] NIELSEN [2000], p. 55.

[9] SPOOL [1999], p. 42-44.

[10] NIELSEN [2000], cap. 2, p. 53-80.

[11] Sull'uso del linguaggio HTML si veda cap. I, par. 11.

[12] "Siate concisi. Con il crescere del Web e l'aggiunta di nuovi servizi online della biblioteca, si è tentati di dare per tutti un accesso dalla pagina principale, ma questo a lungo andare può creare confusione [...] Ci sono diverse possibili soluzioni a questo problema [...] Se sull'home page ci sono più link di quelli che pensate di poter cancellare, riorganizzateli in pagine intermedie di liste, che però risolvono solo parzialmente il problema, perché l'utente deve confrontare diverse pagine di link. Altra soluzione è la creazione di menu a tendina sulla home page, che visualizzino i link di una certa categoria cliccandoci sopra, senza appesantire." CUNNINGHAM [1999], p. 614.

[13] CUNNINGHAM [1999], p. 614. Non sono d'accordo con questa affermazione, perché i menu pull­down non possono essere stampati direttamente, perciò sono molto scomodi se un utente è interessato ad annotarsi i link che contengono. Inoltre, poichè entrambe le soluzioni comportano la stesura di liste di link divisi per categorie, che questi si trovino su pagine collegate a quella principale o su pagine contenute in essa, mi sembra non faccia molta differenza.

[14] "Affidarsi solo o principalmente a documenti collocati su server remoti può essere pericoloso." COOPER [1997a], p. 8.

[15] Con dead link, link "morti", ci si riferisce ai link verso pagine dove la risorsa non esiste più.

[16] "Più materiale possedete, meno dovrete dipendere da altri server. Certamente, questo è piè facile a dirsi che a farsi." COOPER [1997a], p. 8.

[17] A questo proposito, si veda anche cap. I, par. 6.

[18] "I link possono essere considerati il cuore di un sito web e il modo in cui vengono trattati influenza fortemente il loro valore, favorendo o meno la scelta consapevole dell'utente. Una pagina di link dovrebbe fornire un nome per ciascuna pagina di destinazione, la sua localizzazione sul Web e un riassunto del suo contenuto, così che il navigatore non debba collegarsi al sito e raccogliere personalmente queste informazioni." SOWARDS [1997], p. 157.

[19] Anche se per questi si potrebbe fornire un motore di ricerca interno.

[20] METZ ­ JUNION-METZ [1996], p. 109-113.

[21] BENT [1998], p. 25-26.

[22] Web multimedia [1998], p. 134-135.

[23] Web multimedia [1998], p. 139-140.

[24] GARLOCK ­ PIONTEK [1996], p. 55.

[25] Si veda anche cap. I, par. 11.

[26] GARLOCK ­ PIONTEK [1996], p. 55.

[27] A questo proposito si veda cap. I, par 8.

[28] NIELSEN [2000], p. 95, ricorda di inserire l'apposito codice HTML nella parte <head> dei documenti che hanno una versione predisposta per la stampa.

[29] BLATNER [1999], p. 82.

[30] "In ogni momento potete dare agli utenti scelte multiple, o guidarli attraverso una via dell'informazione intuitiva." GARLOCK ­ PIONTEK [1996], p. 48.

[31] Il sito della Biblioteca Nazionale Marciana, <http://www.marciana.sbn.it>, è molto ben organizzato da questo punto di vista. A proposito della micronavigazione si veda anche NIELSEN [2000], p. 222- 224.

[32] FALK [1996b], p. 453. In questo modo il sito web della biblioteca diventa una sorta di strumento di reference. Tra i siti delle biblioteche venete sono molto frequenti gli elenchi di link a risorse generali, come i motori di ricerca, o a biblioteche e OPAC, non solo nei siti di biblioteche universitarie, ma anche in quelli di piccole biblioteche comunali. Questo testimonia come sia stata colta, dai bibliotecari, la potenzialità ipertestuale di Internet: creando questi elenchi (pi o meno commentati) di collegamenti a risorse utili alla propria utenza si crea una sorta di grande biblioteca virtuale, che va ad arricchire la collezione di quella reale.

[33] È interessante notare come l'autrice qui segnali l'accesso all'OPAC come un servizio aggiuntivo dato sul sito: ciò significa che normalmente questo servizio in linea non è dato per scontato. Si vedano anche, pi avanti, le Conclusioni.

[34] AGINGU [2000], p. 35-36.

[35] FALK [1996a], p. 560.

[36] Perciò devono essere chiaramente indicati nome della Biblioteca, eventuale Istituzione di appartenenza, nomi e recapiti dei responsabili del sito, data di aggiornamento.


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