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ISSN: 2283-303X

I siti web delle biblioteche venete

Analisi, censimento e valutazione


versione ridotta della tesi di laurea in biblioteconomia, Corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Venezia Ca' Foscari, relatore prof. Riccardo Ridi, correlatore dott. Giorgio Busetto, anno accademico 1999/2000, discussa il 22 febbraio 2001.
di Sara Franzoso (in linea da aprile 2001) 

ANALISI E VALUTAZIONE

§4. La home page

"Have nothing in your home that you do not either
believe to be beautiful or know to be useful".
William Morris. Citato da BOND [1995] p. 27

Nell'allestire la home page ci si deve innanzi tutto preoccupare di dare una fisionomia definita al sito: l'utente deve capire subito dove si trova, perciò il nome della biblioteca e il suo logo, o quello dell'istituzione di cui la biblioteca fa parte, devono essere ben evidenti su tutte le pagine del sito. L'URL deve essere sempre indicato in calce alla pagina, per poterlo facilmente stampare insieme alla pagina stessa, mentre il tag <title> deve essere chiaro e distintivo, perché, quando l'utente decide di salvare la pagina nei propri bookmarks, il suo contenuto costituisce la stringa di testo che viene visualizzata per identificare la pagina di cui si è salvato l'URL. RIDI [2000b] fa notare la facilità con cui i creatori cambiano i titoli alle loro pagine

"spesso modificati senza giustificazione dagli autori nel corso del tempo nella medesima pagina o anche contemporaneamente in varie pagine, per non parlare delle ancora troppo numerose pagine dotate di intestazioni (implicite ed esplicite) prive di logica o perfino del tutto sprovviste di <TITLE>"[1]

L'indicazione dell'URL e del <title> vale ovviamente per tutte le pagine: NIELSEN [2000] consiglia di dare titoli diversi a pagine diverse, anche perchè, se si salvano queste pagine nei bookmarks, risulterà una lista di titoli identici, indistinguibili fra loro:

"Le intestazioni devono essere riconoscibili a colpo d'occhio [...] eliminate gli articoli, determinativi e indeterminativi, quando compaiono all'inizio dell'intestazione. È un accorgimento particolarmente importante, dal momento che alcune liste di risultati di ricerca o di "preferiti" vengono presentate in ordine alfabetico. Non è necessario che le intestazioni siano frasi grammaticalmente complete; è invece utile che prendano come modello la stringatezza degli slogan pubblicitari." [2]

Se è ragionevole che la data dell'ultimo aggiornamento debba sempre essere ben evidente in fondo alla pagina, perché è garanzia di qualitè dell'informazione, continuamente aggiornata e revisionata, non sembra altrettanto scontato inserire anche la data della creazione del sito web; tuttavia è anch'essa importante, perché può essere utile sapere da quando una biblioteca ha fatto il suo ingresso in Rete:

"Davvero singolare il disinteresse per questa informazione da parte di professionisti che operano nel settore della documentazione"[3]

Anche la conservazione delle vecchie pagine del sito è utile. Si parla tanto di conservazione nelle biblioteche, soprattutto riferendosi a materiali ai quali non si è pensato in tempo: per le pagine Web si è perfettamente in grado di prevenire, per non doversi poi pentire in futuro e non deludere le aspettative dei posteri. Basta scegliere, ovviamente per ciascuna pagina del sito, non solo per la home page, soprattutto quando si tratta di un sito molto vasto, la prima versione e alcune versioni intermedie tra le più rilevanti: non occorre tenerle tutte, né considerare importanti tutti i piccoli cambiamenti, ma quelli più significativi dal punto di vista contenutistico (come l'annuncio della realizzazione di un nuovo servizio o di un evento particolare quali una mostra o la pubblicazione elettronica di qualche articolo o contributo) e grafico (come un cambio di impaginazione, di sfondi, di colori). D'altra parte, la selezione delle varie versioni da conservare è un'operazione che solo i bibliotecari possono svolgere davvero al meglio.
Il nome degli autori, dei revisori e dei responsabili amministrativi deve essere scritto in fondo alla pagina di cui si sono occupati, con un recapito telefonico o con la loro e-mail e magari anche un link alla loro home page personale, in modo che sia facile rintracciarli e conoscere le loro credenziali: se si tratta di esperti dell'argomento trattato nella pagina che hanno creato, se è possibile reperire altri loro contributi in materia, ecc.. Molto utile anche un link alla pagina del sito dove viene presentato lo staff della biblioteca (non solo quello che si è occupato del sito web), magari con delle foto, come suggerisce RIDI [1999a][4].
Tutti gli autori esaminati evidenziano come sia importante cominciare i lavori avendo chiari gli scopi per cui si sta costruendo il sito, senza i quali non si può sapere con certezza quale materiale includere o quali link fornire:

"[...] the goal of most university and college library home pages is to provide an efficient, effective, and inviting user interface to information resources both inside and outside the confines of that particular library."[5]

"Begin by defining the purposes of the site. Keep it broad at first. Have people suggest ideas and write them down. It's best to keep the ideas flowing at this stage and to save the discussion for later. It's also not a bad idea to dig out the library's official mission statement, if there is one, for guidance. As ideas are proposed, compare them with the library mission statement and see if they match. The closer the Web site corresponds to the library mission statement, the better the site will be."[6]

"Being on the Web is not your goal. If you think it is, think again. [...] Your goal should be specific and detailed. Too many people want to create a Web page with the idea of ´marketing on the Internet´ or to offer ´customer support and education. ´ Those concept are a start, but you need to have a clearer idea of what you want to do. If not, your Web site will be vague, ill-defined, and probably confusing." [7]

"[...]before we do anything else we should define our goals, and of course this applies to the development of a Web site. Without goals we would have no rational idea what materials to post to the site or what links to provide to other sites; no way to organize the site; and no way to evaluate what we have done. The goals provide this guidance." [8]

Avere un chiaro scopo per la costruzione del sito significa avere dei contenuti da inserirvi. Anche D'ANGELO - LITTLE [1998] raccomanda di creare il sito web per i contenuti e non per l'estetica[9], mentre SWEETMAN [1997] invita a riflettere bene prima di lanciarsi nell'impresa:

"Forget the Web for a minute. Think about what communication needs you and your customers have now and might have in the future. Are you able to fulfill them using more traditional technology, be it phone, fax, or e-mail? If you can, you just saved yourself a lot of time, trouble, and expense because you don't need a Web site. If, however, you can identify some room for improvement, then perhaps establishing a presence on the World Wide Web is the right move."[10]

Egli sottolinea che

"è facile costruire un sito web, ma non è altrettanto facile costruirne uno di successo", spiegando che molte compagnie lanciano il proprio senza sapere bene perché: per questo non solo bisogna ricordare sempre i propri scopi, ma anche che ´content is king´"[11].

Reperire questo contenuto non sarà difficile, basterà riunire lo staff della biblioteca e sollecitare ognuno a suggerire degli argomenti che possano avere qualche interesse per l'utenza o rivolgersi al materiale cartaceo già esistente in biblioteca, particolarmente a quello più originale, caratteristico della biblioteca stessa, come opuscoli informativi, pubblicazioni interne, ecc.. Se si possiede questo materiale in formato già digitalizzato l'operazione di caricamento dello stesso sul sito sarà più veloce, altrimenti sarà necessario convertirlo in formato elettronico, con i dovuti adattamenti. FALK [1996] suggerisce di effettuare la conversione digitale con lo scanner, un'operazione tutto sommato non troppo costosa.

"A very modest amount of financial support from local individuals and business organisation would be sufficient to finance the Web site operations. If necessary the site could accept paid advertising from local organisations, or (like many community publications) the site could display complementary ads in exchange for donations." [12]

Si tratta di un'ottima occasione per rivederlo, aggiornarlo e migliorarlo, tenendo conto che per la Rete si dovrà pensare ad una versione più breve e magari ipertestuale, soprattutto nel caso di opuscoli, dove l'uso dei collegamenti e delle immagini può dare ottimi risultati: si pensi all'inclusione della mappa per raggiungere la biblioteca o della mappa interna della biblioteca stessa. Le immagini, in ogni caso, devono essere inserite con attenzione e solo quando veramente necessarie per migliorare la comprensione o la fruizione dei contenuti , come si vedrà più avanti.
Nel caso di articoli e pubblicazioni, invece, se si decide di consentirne la visualizzazione, la stampa e il trasferimento su disco, ci si dovrà rivolgere agli autori per chiedere loro il permesso.
Il problema del copyright è molto delicato e non tutti gli autori esaminati lo affrontano. LINGLE-DELOZIER [1998] afferma

"Policies regarding compliance to any relevant national or international regulations need to be clearly stated. This aspect could also include institutional regulations regarding copyright issues and the consequences of violations. [...] All documentation included on Web pages should have proper authorization, and the necessary procedures on how to obtain clearance should be identified. Who determines compliance and the policy and procedure for deletion of non-compliant material can also be included as well as information regarding licensing requirements and access restrictions."[13]

suggerendo quindi di precisare le regole nazionali e internazionali cui è soggetto il sito e il materiale che fornisce, come anche le sanzioni per chi viola tali regole.
Nello stesso articolo si spiega poi come sia importante specificare la lingua delle risorse incluse nel sito: è bene precisare se si tratta di un sito che contiene anche documenti in altre lingue e dire quali sono, nonché motivare l'inclusione di tale materiale e l'utilità che può avere per l'utente. Si parla anche di " strategie gestionali riguardanti la selezione ed acquisizione" del materiale da includere nel sito, suggerendo di spiegare che tipo di informazioni esso contenga, quindi quali informazioni sono ammesse, e come sono state selezionate quelle offerte, per dare garanzia di autorità e, quindi, di affidabilità. Come criteri di selezione [14] e valutazione dell'informazione fornita si suggerisce di usare il costo:

"A library, for example, may decide not to link to information resources that charge an access fee"

e l'aggiornamento e la validità:

"Is the link to a primary source or to another link? Does the information change too quickly to include on the Web page, i. e., would it require more maintenance than staff time allows? Is inclusion of the information legal according to copyright and/or institutional guidelines?"[15]

Si possono anche aggiungere precisazioni tipo «il contenuto di queste pagine non riflette necessariamente le opinioni dello staff» o «il contenuto è diffuso senza l'intento di ledere la sensibilità di alcuno»[16]
A questo proposito, COOPER [1997a] propone di fornire, tra i link amministrativi, anche uno al disclaimer

"This statement should serve as notice that your institution does not necessarily agree with the views expressed within any documents contained on your files. Linking to a disclaimer should offer some legal protections and decrease the amount of opinionated e-mail you receive."[17]
Secondo quanto sostenuto da METZ - JUNION-METZ [1996]

"il Web non ha una collection policy ("strategia di accrescimento della collezione"), cioè non ci sono strategie chiare e definite per decidere cosa selezionare e cosa no, perciò bisogna trattare con tipi di materiale cui i bibliotecari non sono abituati" [18].

Non si tratta, però, solo di scegliere quali, tra i materiali vecchi e quelli nuovi, includere nel sito, ma anche di decidere quali materiali continuare ad acquistare ed eventualmente quali eliminare tra quelli trasferiti su supporto elettronico, per investire in altre risorse. Gli autori propongono, per i documenti posseduti in formato cartaceo ed elettronico, di eliminare quelli cartacei e conservare quelli sul sito. [19] Si tratta di un punto controverso, perchè i bibliotecari sono per natura portati a conservare tutto, ma non sempre questa è la strategia migliore. Innanzi tutto dipende dalla missione della biblioteca, perché non pare logico chiedere la conservazione di materiale non più utile ad una biblioteca accademica, che ha come scopo quello di soddisfare i propri studenti e non si occupa certo di conservazione. METZ - JUNION-METZ [1996] suggerisce di eliminare non solo i materiali che si sono già resi disponibili sul Web (ad esempio, si può smettere di acquistare una rivista cartacea quando ci si è abbonati alla stessa in formato elettronico: in questo caso la Biblioteca non acquisterà più la rivista, ma il diritto a far accedere i propri utenti ai numeri della rivista conservati sul server dell'editore), come documenti e basi di dati possedute dalla Biblioteca o risorse localizzate su altri siti, che la Biblioteca ha reso accessibili tramite link, ma anche i servizi che non risulta più economico svolgere al di fuori del sito [20]. Per quanto riguarda, ad esempio, il servizio di ILL, esso può essere svolto solo via e-mail, qualora il bibliotecario che lo fa si accorga che il 90% delle richieste che gli vengono fatte e delle risposte che dà viaggiano in rete. La biblioteca potrà decidere di far lavorare da casa il responsabile dell'ILL e magari ricavare dal suo ex ufficio un nuovo locale da usare per altri scopi utili. Non si deve dimenticare, però, che c'è sempre un'esigua, ma importante minoranza di utenza che non usa Internet, perciò il responsabile del servizio continuerà a raccogliere le richieste di prestito interbibliotecario di costoro coi mezzi tradizionali, magari mettendosi a loro disposizione in biblioteca un solo giorno a settimana. Prima di eliminare ogni servizio, la Biblioteca si deve chiedere se ne vale la pena e se esso può essere validamente sostituito, in modo da non danneggiare nessuna parte, neanche una minoranza, dell'utenza.
I contenuti che si sono scelti vanno poi organizzati in modo da rendere facile agli utenti il recupero delle informazioni che stanno cercando. Trattandosi di siti di biblioteche, il carattere ipertestuale della Rete sarà ben sfruttato dalle capacità classificatorie dei bibliotecari che creeranno uno schema delle informazioni da inserire, con le suddivisioni e i collegamenti pi consoni. Sull'home page sarà bene dare un'idea generale del contenuto del sito, con un sommario diviso per argomenti, che presenti chiaramente tutte le risorse che la biblioteca fornisce in linea. Ogni argomento avrà poi la sua pagina con le proprie divisioni interne. FISHER [1997] consiglia di limitarsi a massimo dodici sezioni per i contenuti del sito

"While there is no hard and fast rule about how many sections are ideal, try to keep the number to less than a dozen or so, realizing that you want your users to be able to remember the divisions easily when they look for specific document or services". [21]

e di "spendere qualche parola per spiegare sulla home page il modo in cui si sono organizzate le principali categorie», in modo da creare «una struttura coerente per il sito, che sia abbastanza flessibile da durare per tre o sei mesi." [22].
È chiaro come, su questo punto, anche l'autrice si affidi alle competenze catalografiche dei bibliotecari.
Organizzare le risorse interne di un sito, comunque, non è sempre facile: BLATNER [1999] suggerisce di usare più di un metodo per ordinare il contenuto, per rispondere alle esigenze di tutti gli utenti. Egli distingue tra due schemi organizzativi:

esatto, come l'ordine alfabetico usato nell'elenco telefonico, che è perfetto se usato da chi conosce il nome di ciò che cerca;

ambiguo, come la divisione per categorie generali o schemi metaforici usata nelle Pagine Gialle, che aiuterà soprattutto chi ha un'idea solo generale di ciò che cerca e può essere interessato anche alla scoperta di relazioni inaspettate (" se vi piace questo prodotto, forse vi interesseranno questi altri")[23] .

Blatner avvisa che "non esiste uno standard per strutturare questi schemi, cosicché essi risultano spesso un problema da progettare, mantenere e usare"[24] . Oltre al sommario sulla home page, si possono quindi creare indici alfabetici degli argomenti per coloro che hanno un'idea precisa di ciò che cercano, ma si può approntare anche un motore di ricerca interno, che indicizza automaticamente tutto il testo di un sito. Blatner ricorda di fare sempre un link dalla pagina del motore di ricerca interno ad altre pagine del sito che contengano modi alternativi di ricercare o navigare nel sito.
Secondo FISHER [1997] l'utente ha tre modi di visitare il sito, il cui significato è molto più chiaro in lingua originale, piuttosto che tradotto:

browsing, cioè curiosando, affidandosi ai soli link[25],

searching, cioè cercando, quando usa un motore di ricerca e immette parole chiave, ottenendo una lista di possibili risposte alla sua domanda;

index scanning, cioè scorrendo degli indici, quando gli viene data una visione complessiva della struttura dell'intero sito in base alla quale scegliere la risorsa desiderata[26].

Durante la scelta e l'organizzazione dei contenuti, si deve prestare attenzione a non creare home page troppo lunghe: secondo le opinioni più diffuse, pur discordanti fra loro, l'home page dovrebbe essere lunga quanto una o massimo dieci schermate: HEAD [1999] ne consiglia tre[27]. Dato, però, che tutti gli autori affermano come sia importante non annoiare l'utente facendogli scorrere troppo a lungo lo schermo, sembra che dieci schermate per un'home page, una pagina d'ingresso, d'introduzione al sito, siano un po' troppe: d'altra parte non si correrà certo il rischio di renderla troppo ingombrante se ci si limiterà, come suggerito sopra, a fare dell'home page una "porta d'ingresso", dove dare un sommario dei contenuti del sito, con una breve e chiara descrizione per ciascuno di essi, riservando l'ampliamento dei temi trattati alle pagine interne competenti. L'home page, però, non è da considerare nemmeno come la copertina di un libro, non ci si deve limitare a farne un supporto per il " titolo", cioè il nome della biblioteca, cosa che, invece, accade fin troppo spesso, anche tra i siti web delle biblioteche venete, ma si deve cercare di renderla il più completa possibile, un po' frontespizio, un po' introduzione, perchè fornisca tutte le informazioni necessarie a identificare la biblioteca, come i recapiti, l'eventuale ente di appartenenza, i nomi dei responsabili del sito, senza, però, appesantirla con troppe informazioni, che possono confondere l'utente. Arrivando nella home page, egli deve capire chiaramente dove si trova e dove pu˜ andare: per spiegare questo è utile un link ad una seconda pagina dove sono elencati i servizi della biblioteca, come detto prima, che, soprattutto se sono numerosi, possono richiedere molto spazio ed appesantire il caricamento della "pagina d'ingresso".
La definizione data da STOVER - ZINK [1996] sembra perfetta per spiegare quanto appena affermato:

"[...] the term ´home page´ in this article refers to the starting point, index page, or top level for each Web site that is explored. The term ´Web page´ is generally better suited for describing the generic WWW hyperdocument than is the term ´home page´, since home page connotes the beginning of a journey for the WWW user."[28]

Come ricorda anche AGINGU [2000], STOVER-ZINK [1996] sottolineano che la maggior parte delle home page da loro analizzate nell'articolo citato vanno contro i pi elementari principi di organizzazione delle informazioni[29], cosa inammissibile per l'home page di una biblioteca che, come afferma MEDEIROS [1999], «saluta» gli utenti dai computer nella biblioteca stessa, quindi ha la funzione di assolvere ai primi compiti di reference, fornendo accesso alle risorse di Rete.[30]
SWEETMAN [1997] suggerisce di rendere facile agli utenti l'accesso al contenuto, creando pagine che non impieghino pi di dieci secondi a caricarsi, perché è quello il tempo massimo di durata dalle loro pazienza[31].
Tra i motivi per i quali una pagina è lenta a caricarsi, COOPER [1997a] individua la distanza del client dal server, oltre ai file molto lunghi o contenenti immagini troppo pesanti, e consiglia di dividere le pagine in pi file di minori dimensioni, di rimuovere alcune immagini non indispensabili o di trasformarle in image map[32].

EKHALM [1996] consiglia di inserire le informazioni pi importanti, come ad esempio un riassunto del contenuto del sito, nei primi quindici centimetri della home page [33], non solo per attirare l'attenzione e l'interesse, ma anche perché sono quelli letti con maggiore cura dagli utenti, che spesso non si spingono mai oltre queste, a meno che non venga catturata la loro attenzione. Tutte queste indicazioni sono preziose anche per le pagine interne al sito, dove si dovrà fare uguale attenzione a non essere troppo prolissi, con le dovute eccezioni, dipendenti dal tipo di contenuto. Spesso, se non trovano nulla d'interessante nelle prime righe della home page, ma anche delle pagine interne, gli utenti abbandonano addirittura il sito. Per evitarlo si può seguire il consiglio di WOODBECK [1995], che suggerisce di occupare le prime righe della pagina con del testo, in modo che l'utente, mentre aspetta il caricamento di eventuale grafica, abbia qualcosa da leggere[34] e possa rendersi conto di come è impostato il sito ed eventualmente uscirne senza aspettare il caricamento completo, nel caso scopra che non è di suo interesse. Anche su AIB-WEB si trova una soluzione utile e molto coerente con la professione dei redattori: le pagine hanno in testa il titolo corrente e una breve ma chiara gerarchia che ne svela l'appartenenza ad una certa sezione. Questo succede anche nelle pagine dei portali web, che, mano a mano che ci si addentra nelle categorie in cui sono suddivisi, in testa alla pagina riportano il percorso fatto (per esempio: home > sezione interna di primo grado > sezione interna di secondo grado > titolo della pagina in cui ci si trova). Quest'ultimo metodo è una guida intuitiva, perché solitamente i termini sono tutti collegamenti attivabili c he conducono alla pagina indicata, e anche molto utile per non perdere la direzione nella Rete.
Anche LEVINE [1995], nella sua griglia, dà delle utilissime indicazioni, spiegando come sia meglio fare le pagine meno lunghe possibile per mantenere sempre desta l'attenzione dell'utente di fronte ad un tipo di informazione che ha bisogno di essere presentata a segmenti brevi e chiari, qual è, per esempio, l'informazione contenuta nell'home page. Propone come lunghezza massima per le pagine in generale uno schermo e mezzo, semplice da gestire e da mantenere aggiornato.
Tra tutti, però, SPOOL [1999], rivela che, secondo quanto risulta dalla sua indagine, non è vero che gli utenti si spaventano di fronte a pagine troppo lunghe, anzi sembrano ben contenti di farle scorrere per leggere anche ciò che è scritto oltre il confine della schermata visualizzabile[35]. A tal proposito viene riportato uno strano comportamento degli utenti che hanno partecipato all'indagine descritta nel testo[36], strano perchè si scontra con quanto sostenuto fino ad ora sulla lunghezza delle pagine e sull'organizzazione del testo in sezioni organiche: non sarebbe vero che queste facilitano la ricerca dell'informazione, né che gli utenti sono scoraggiati da pagine lunghe che devono essere scorse in verticale. Un testo lungo, che mostra di proseguire oltre lo schermo visualizzabile, viene letto dagli utenti senza problemi, perché la percentuale di first clicks [37] fatti dall'utente è uguale tra i link segnalati sopra il confine dello schermo e quelli segnalati sotto tale limite: ciò dimostra che gli utenti scorrono lo schermo senza problemi, come invece avevano rilevato tanti autori precedentemente citati. I comportamenti rilevati dall'indagine di SPOOL [1999] non fanno altro che confermare come non sia possibile generalizzare e imporre una lunghezza minima e massima alle pagine web. Ciò che stupisce ancora di più, però, è il fatto che, sempre secondo l'indagine riportata da SPOOL [1999], gli utenti fanno scorrere tranquillamente le pagine lunghe dove il testo è interrotto dalla fine della schermata, ma abbandonano quelle dove il testo è diviso in sezioni con una lunga riga che attraversa la pagina orizzontalmente[38]. I siti analizzati da SPOOL [1999] sono tutti siti commerciali, perciò si potrebbe obiettare che le conclusioni tratte non hanno rilevanza per un sito di informazione culturale qual è quello di una Biblioteca: la lunghezza delle pagine non può essere stabilita a priori, perché dipende molto dal tipo di contenuto, di sito, di scopo, di utenza cui ci si rivolge.
RIDI [2000b] fa notare come le pagine Web non siano numerate: poiché, a causa della natura ipertestuale della Rete, sarebbe impossibile numerarle, egli auspica "una maggiore diffusione di qualsiasi tipo di numerazione interna dei paragrafi, soprattutto nei testi più lunghi, anche a fini citazionali, visto che la paginazione delle eventuali stampate è in assoluta balia della formattazione personalizzata decisa dallo stampatore"[39].
Se non una numerazione, che sarebbe peraltro estremamente utile, è comunque auspicabile almeno una maggiore "nidificazione» dei titoli dei paragrafi, come suggerisce NIELSEN [2000], che, oltre a rendere più chiara la struttura del testo, con i titoli[40], le parti introduttive e quelle descrittive, «facilitano l'accesso degli utenti con handicap visivi che impiegano interfacce a sintesi vocale"[41].
NIELSEN [2000] suggerisce anche di suddividere un testo molto lungo in più di una pagina, come già si è accennato sopra, creando dei collegamenti tra le pagine, mentre consiglia di evitare i link intra-pagina, cioè quei link che permettono di "saltare da un punto a un altro della stessa pagina". Egli spiega che questo tipo di link crea molti problemi di usabilità, poiché gli utenti, attivando questi link, si aspettano di essere portati su un'altra pagina[42]. È certo vero che, se ci si attiene alla regola di fare pagine molto brevi, di una o due schermate, i link intra-pagina non sono poi così fondamentali, ma nel caso di pagine più lunghe, come quelle che contengono un testo o un articolo, questi link sono comodissimi, molto più della barra di scorrimento laterale del browser: certo un utente, per quanto inesperto, non verrà tratto in inganno da un link denominato "Torna a inizio pagina" o "Torna su"[43], pensando che questo lo porti in un'altra pagina. Il suggerimento di NIELSEN [2000], invece, è molto importante quando si riferisce a pagine divise in più paragrafi, che sono elencati all'inizio e sviluppati poi di seguito nella stessa pagina. I titoli dei paragrafi hanno la funzione di link interni e, se attivati, fanno scorrere automaticamente la pagina fino alla sezione desiderata. In tal caso può capitare che l'utente creda di essere uscito dalla pagina con l'indice e di trovarsi in un'altra.
Oltre alla raccomandazione di non creare pagine troppo lunghe, però, molti autori suggeriscono anche di non sovraccaricarle di scelte[44], perché l'utente non riesce a ricordare pi di sette opzioni, perciò gli risulta difficile scegliere quando se ne trova davanti un numero maggiore: i link sulla home page, perciò, non dovranno essere troppi, per non confondere l'utente. A tale proposito NIELSEN [2000] descrive una "sindrome" che colpisce molti siti, quella del "bottone del dirigente":

"Un segno classico che un sito ha problemi è quando ogni direttore di divisione o dirigente anziano ha il proprio bottone sulla home page. Ricordatevi che progettate per gli utenti, non per i dirigenti. Perciò, non è quasi mai possibile dare ai dirigenti più importanti il ´loro´ bottone sulla home page." [45]


NOTE

[1] RIDI [2000b], p. 3.

[2] NIELSEN [2000], p. 123-124.

[3] RIDI [1999a] p. 48.

[4] RIDI [1999a], p. 41.

[5] "[...]lo scopo della maggior parte delle home page delle biblioteche universitarie e dei college è fornire un'efficiente, efficace e attraente interfaccia alle risorse interne ed esterne ai confini di quella particolare biblioteca ". STOVER ­ ZINK [1996] p. 9.

[6] "Cominciate definendo gli scopi del sito. Allâinizio restate sul generico. Fatevi dare dei suggerimenti e scriveteli. È meglio lasciar scorrere le idee a questo stadio e rimandarne la discussione a più tardi. Non sarebbe male rispolverare la mission della biblioteca, se câè nâè una, da tenere come guida. Mano a mano che le idee saltano fuori, confrontatele con lo scopo della biblioteca, per vedere se sono coerenti. Più il sito web corrisponde alla missione della biblioteca, meglio è". CUNNINGHAM [1997] p. 9.

[7] "Essere in Rete non è il vostro scopo. Se pensate che lo sia, pensate ancora. [...] Il vostro scopo dovrebbe essere ben definito e dettagliato. Troppe persone vogliono creare una pagina web con lâidea di ´lanciarsi sul mercato di Internet´ o di offrire ´agli utenti (clienti) aiuto ed insegnamento´. Questi concetti sono un inizio, ma dovete avere unâidea più chiara di ciò che volete fare. Se non è così, il vostro sito web sarà vago, mal concepito e probabilmente confuso". SNYDER [1996] p.26

[8] "[...]prima di fare qualsiasi altra cosa dobbiamo definire i nostri scopi, e di certo questo si riferisce allo sviluppo del sito web. Senza scopi non avremmo unâidea razionale di quali materiali includere nel sito o di quali link ad altre risorse fornire; non avremmo modo di organizzare il sito; e non avremmo neanche modo di valutare ciò che abbiamo fatto. Sono gli scopi a fornire queste indicazioni". BENT [1998], p. 21

[9] DâANGELO ­ LITTLE [1998], p. 75.

[10] "Dimenticate il Web per un minuto. Pensate a quali esigenze di comunicazione avete voi e i vostri utenti e a quali avrete in futuro. Siete in grado soddisfarle usando le tecnologie tradizionali, come telefono, fax o e-mail? Se potete farlo, risparmierete un sacco di tempo, problemi e spese, perché non avrete bisogno di un sito Web. Se, però, potete intravedere qualche miglioramento, allora forse stabilire una presenza sul World Wide Web è la mossa giusta". SWEETMAN [1997], p. 63.

[11] SWEETMAN [1997], p. 64.

[12] "Per finanziare le operazioni di creazione del sito web sarà sufficiente un sostegno finanziario relativamente modesto da parte delle organizzazioni e aziende locali. Se necessario il sito potrà accettare di ospitare pubblicità di enti e aziende locali oppure (come molti giornali locali) FALK [1996], p. 454.

[13] "Le strategie gestionali riguardo lâacquiescenza a qualsiasi regolamento nazionale o internazionale devono essere stabilite con chiarezza. Questâaspetto include anche le regole istituzionali riguardo i problemi del copyright e le conseguenze della sua violazione. [...] Tutti i documenti contenuti nelle pagine web dovrebbero avere lâadeguata autorizzazione, e dovrebbero essere rese note le procedure necessarie ad ottenere lâautorizzazione. Chi decide lâadesione a tali regole e le strategie e procedure per la cancellazione di materiale non aderente ad esse deve essere incluso (nominato in calce alla pagina), così some lâinformazione riguardante il reperimento dei permessi e le restrizioni allâaccesso." LINGLE ­ DELOZIER [1998] p. 38.

[14] Per i criteri di selezione vedi anche cap. I, par. 6.

[15] "Una biblioteca, per esempio, può decidere di non fare link a risorse informative che danno accesso a pagamento»; «Si tratta di un link ad una risorsa primaria o ad un altro link? Lâinformazione cambia troppo spesso per includerla nel sito, cio« richiede molto impegno allo staff per il suo mantenimento? Includere lâinformazione nel sito è con il diritto dâautore e/o con le linee guida istituzionali?" LINGLE ­ DELOZIER [1998] p. 36.

[16] LINGLE ­ DELOZIER [1998], p. 38.

[17] "Questa affermazione serve a ricordare che la vostra istituzione non è necessariamente dâaccordo con i punti di vista espressi dai documenti contenuti nel vostro server o cui siete collegati direttamente dai vostri file. Collegarsi a un disclaimer può offrirvi qualche forma di protezione legale, diminuendo il numero di e­mail critiche che ricevete". COOPER [1997a], p. 8. To disclaim significa «smentire, negare".

[18] METZ ­ JUNION-METZ [1996], p. 41.

[19] METZ ­ JUNION-METZ [1996], p. 43. Una volta cessato lâacquisto della rivista cartacea, si dovrà decidere cosa fare delle copie vecchie che si possiedono. Se la Biblioteca non si occupa di conservazione, dovrà buttarle via o consegnarle ad unâaltra Biblioteca che le conservi per i posteri? Anche questa, però, si sa, non è unâoperazione così semplice come sembra.

[20] METZ ­ JUNION-METZ [1996], p. 43.

[21] "Anche se non ci sono regole rigide su quante sezioni siano ideali, cercate di mantenere il loro numero sulla dozzina circa, tenendo conto che volete che i vostri utenti siano in grado di ricordare facilmente le categorie quando cercano documenti o servizi specifici." FISHER [1997], p. 38.

[22] FISHER [1997], p. 38.

[23] BLATNER [1999], p. 82.

[24] BLATNER [1999], p. 82.

[25] Browsing letteralmente significa leggere qui e là, scorrere le pagine di un libro.

[26] FISHER [1997], p. 38.

[27] HEAD [1999], p. 129.

[28] "[...]il termine ´home page´ in questo articolo si riferisce al punto di partenza, alla pagina indice, o al livello superiore di qualsiasi sito web esplorato. Il termine ´web page´ è, in genere, migliore del termine ´home page´ per descrivere il documento WWW poiché home page connota lâinizio di un viaggio per lâutente WWW". STOVER ­ ZINK [1996], p. 9

[29] AGINGU [2000], p. 31.

[30] MEDEIROS [1999], p. 528.

[31] SWEETMAN [1997], p. 64.

[32] COOPER [1997a], p. 6. Delle image map si parlerà più ampiamente nel paragrafo 8, relativo al design, dandone qui solo una breve definizione: si tratta di immagini attivabili in diversi punti, ognuno dei quali nasconde un link. Le regioni attivabili dellâimmagine possono essere evidenziate o meno, con la grafica (per esempio con una cornice scura) o con un breve testo scritto sopra il punto da selezionare ed attivare.

[33] Citato da DâANGELO ­ LITTLE [1998], p. 75. Questa strategia è importante anche alla luce delle Linee guida del W3C: pagine molto lunghe possono limitare le possibilità di utilizzo da parte di utenti disabili (anche solo perché stanno navigando con un telefono cellulare). Concentrare nelle prime righe le informazioni più importanti è utile a coloro che hanno schermi piccoli, che usano un display braille o lettori di schermo. Come recitano le Linee guida del W3C «senza informazioni che favoriscano lâorientamento, tabelle di grandi dimensioni, elenchi, menu, ecc., possono non essere comprensibili da parte di alcune categorie di utenti». Anche NIELSEN [2000], p. 101 e segg., insiste molto sullâimportanza della concisione nel testo web, che deve essere comprensibile a colpo dâocchio: lâutente deve vedere subito dove si trovano le informazioni più importanti. La lettura sullo schermo, poi, è molto più lenta di quella sulla carta, motivo in più per essere brevi e focalizzare subito i punti più importanti.

[34] Citato da DâANGELO ­ LITTLE [1998], p. 75.

[35] SPOOL [1999], p. 77-78. Si veda anche il paragrafo sul design.

[36] SPOOL [1999], p. 77-78.

[37] First click è il primo clic su un link che lâutente fa appena entrato in un nuovo sito, SPOOL [1999], p. 77.

[38] Quella ottenuta con il tag <hr>. Il linguaggio HTML, di cui fa parte, è descritto nel paragrafo 11.

[39] RIDI [2000b], p. 2.

[40] "Usare titoli che abbiano significato anziché titoli a effetto. La lettura di un titolo dovrebbe dire allâutente quali sono i contenuti che troverà in quella pagina, o in quella sezione, perché è sgradevole essere costretti a l eggere il corpo dellâarticolo". NIELSEN [2000], p. 106. [41] NIELSEN [2000], p. 104.

[42] NIELSEN [2000], p. 115.

[43] La denominazione migliore per un link di questo tipo, secondo me, è "Torna a inizio pagina", perchè, anche se pi lunga, è molto più chiara.

[44] Si veda la regola del "Magical number seven", spiegata da HEAD [1999], p. 49, e cap. I, par. 8, nota 22.

[45] NIELSEN [2000], p. 198.

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