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ISSN: 2283-303X

Da non addetta ai lavori, aficionada

in Bibliografie, biblioteche e gestione dell'informazione: un omaggio a Francesco Dell'Orso


di Odile Martinez Dell'Orso (in linea da: 1 maggio 2017)

Indice


fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga (Primo Levi)

Chi ha avuto occasione di leggere testi di contenuto professionale redatti da Francesco (talvolta su argomenti particolarmente aridi, anche per gli addetti),[i] chi ha scambiato con lui una corrispondenza professionale o solo privata, vi ha ben presto scorto uno stile e, più che uno stile, una voce.

Da non addetta ai lavori, ma da frequentatrice ravvicinata e parzialmente consapevole delle questioni di cui trattava, vorrei tentare di far riemergere questa voce con gli strumenti che mi sono più connaturali, quelli dell'analisi linguistica e stilistica. Le osservazioni ed ipotesi qui presentate non pretendono di raggiungere certezze né esaustività: la materia è troppo ricca, variegata, intensa. Indicheremo solo alcune piste in una passeggiata necessariamente fatta di spigolature, riascoltando questa voce.

Gli scritti che ho scelto di rileggere coprono un lungo periodo, dal 1983 al febbraio 2015, e sono quasi tutti riferiti all'informatica documentaria. In un arco di tempo così esteso, si  vedranno le forme espressive guadagnare in scioltezza, le competenze sulla materia in sicurezza, tuttavia la maniera, lo stile, si manifestano presto e rimangono sostanzialmente immutati. Vedremo quindi emergere delle costanti nell'approccio che Francesco ha mantenuto nelle forme da lui predilette. Oseremo poi soffermarci su alcuni contenuti riguardanti le notevoli trasformazioni degli strumenti informatici e delle pratiche ad essi connesse, e su una sua concezione del lavoro bibliotecario e del lavoro tout court. Accenni quindi, attraverso una selezione di citazioni e qualche riflessione personale: sarà solo come scalfire la superficie.

L'essenziale dei documenti selezionati è stato pubblicato su Biblioteche oggi ma mi riferisco anche a qualche altra pubblicazione. Non proponendo una dissertazione accademica, ne do solamente un elenco in appendice, con numerazione cronologica. Per gli stessi motivi, le citazioni più lunghe verranno seguite fra parentesi dal numero corrispondente alla pubblicazione, con indicazione della pagina ed eventualmente della colonna (per es.: 6, 29b). Qualche intervento a completamento o commento verrà inserito fra parentesi quadre: [...], si userà qualche volta il grassetto per evidenziare parti di citazioni.

1. Scrivere

Nella sua relazione presentata nell'aprile '84 al III convegno del gruppo degli utenti del DOBIS-LIBIS, egli fa notare - in un inglese non impeccabile ma già condito con qualche battuta - quanto nei corsi di formazione sia molto più utile la pratica al terminale, piuttosto che le istruzioni scritte: "(...) many operations are like 'frying an egg', that is, they are fundamentally very simple in practice, but very difficult to convey with any amount of abstract instructions" (2,1). Ma tant'è, le circostanze e le condizioni di svolgimento dei corsi non permettono sempre di avere terminali a disposizione né di assistere di persona i partecipanti nel loro percorso. Da qui probabilmente un'attenzione puntigliosa alle guide o informazioni date "a distanza", per iscritto appunto, che costituiranno buona parte dei suoi interventi.

1.1. Informare, analizzare e sintetizzare

Questo uno dei primi compiti dei manuali e delle recensioni su programmi informatici, e questo ritroviamo nei manuali da lui redatti, nei numerosi articoli di presentazione e analisi dei BFS (Bibliography Formatting Software), poi BMS (Bibliography Management Software), a partire dal 1994.

Le istruzioni sono precise e chiare: il lettore, chi cerca di sapere come funziona o come usare un programma è accompagnato passo passo (un esempio per tutti: "Procedura manuale per il recupero di spazio su disco, 4, 63-64), in una prosa fitta e rigorosa.

      "La ricerca potente (cfr. fig.2) usa ancora i quattro campi della ricerca semplice e/o tutti gli altri, ma per ogni contenuto si possono indicare gli attributi supplementari relativi a struttura, posizione, relazione, troncamento e completezza." (18, 33 b)

      "Si tratta di dispiegarsi su tre classici fronti d'azione: ingresso, elaborazione, uscita di dati (input, management, output)." (24, 17 a)

      "I campi indicizzati in quanto tali, a fini di ricerca rapida, comprendono anche tipo di documento, numero/identificatore di record e data." (22, 46 c)

Chi si misura con l'apprendimento riceve consigli ed incoraggiamenti, che, si suppone, accetta volentieri quando ben presto si accorge che il percorso da lui avviato è stato già sperimentato in tutte le sue ramificazioni dall'autore. Infatti, dietro ogni riferimento alle funzioni dei programmi vi sono numerosi test di funzionamento da lui effettuati. Specie nelle descrizioni dei vari programmi, l'autore non esita a porsi in prima persona e a riferire di errori, percorsi mancati o tortuosi attraverso i manuali di riferimento, le liste di discussione degli utenti, fino alla mail o addirittura la telefonata di chiarimento richiesta direttamente all'autore del programma:

      "Non allarmarsi se si ricevono messaggi di avviso di errore (...)" (4, 25)

       "Chi già conosce il programma di base può risparmiarsi il resto" 22, 46 a

      "Come norma valga il consiglio di usare un archivio come è e secondo quanto prescrive; tuttavia, se le sue linee sono strette ed urtanti, qualcosa per armonizzarlo con le proprie esigenze si può fare già inserendo i dati." (4, 20)

       "Chi scrive ha esperienza di conversione  (...)"(4, 17, nota 14)

       "Per la mia esperienza la procedura non funziona." (4, 64, nota 81)

      "(...), forse fa molto di più, non lo so." (16, 65 a)

      "mi spiace ma non l'ho verificato" (nov.2006, 46 a)

      "È una novità che ho potuto usare molto poco, chiedo scusa (..)" (15, 39 a)

Vi sono tabelle ed esempi (su questi torneremo), si premura, inizialmente non in modo sistematico, poi con sempre maggiore frequenza, di tradurre i termini inglesi[ii]

      "(...) per vedere un articolo di rivista per intero (in full text), occorre pagare (pay-per-view), ossia avere già pagato." (15, 39b)

      "(...) la funzione di scorrimento delle liste (browsing )(...)"(18, 33 c)

      "(...) si può usare il trascinamento col mouse ( drag and drop)." (13, 40c)

      "l'immaginetta" (thumbnail) (19, 54 c)

      "segnalini"(placeholders) (31, 33 b)

Infine, le sue valutazioni sulla qualità dei programmi sono corroborate da considerazioni sulla praticità, l'efficienza, l'economicità, chiaramente espresse, anche se spesso accompagnate da prese di posizione che ci portano molto presto verso altre forme espressive (vedi paragrafo successivo)

      "un'attenzione costante, fedele e non monotona" (10, 27c)

      "scarsità e sciatteria delle funzioni di ricerca" (22, 44b)

       "assumere e tenere tale posizione costituisce un lavoro di onesta e modesta intelligenza tecnica ed organizzativa" 11, 27 b

      "La documentazione è precisa, chiara, esaustiva, non asfissiante, spartana: due libretti in 16° a spirale, un manuale di circa 500 p. (...)" (9, 31b)

      "Come usare bene Isis?" [segue lungo elenco] "Come usarlo bene? Fare il contrario." (8,34b)

L'espressione ricorre per forza a termini tecnici in fitta successione, ma anche se ci si deve tornare più volte per capire e assimilare (è quanto succede con qualsiasi apprendimento, dalla grammatica inglese alle istruzioni di montaggio di un mobile Ikea), non ci si perde mai.

Riscontriamo quindi tutte le qualità di un testo informativo e/o didattico, quelle che favoriscono motivazione e interazione. Ma le osservazioni che precedono ridurrebbero il nostro discorso a ben poca cosa se ci fermassimo ai soli modi dell'enunciazione (quasi) piana. Infatti - e negli esempi che precedono se ne colgono già gli accenni - man mano che prosegue, al lettore/professionista in cerca di informazione e/o formazione si palesa una voce che lo accompagna, un interlocutore che lo porta verso la sua precisa, puntuta, accurata visione delle cose ma usando questa volta tutti gli strumenti del discorso non tecnico:

      "Sobriamente, pudicamente, gli elenchi di voci non sono mai chiamati authority list in EndNote, ma term list."(10, 23a)

Perché quest'aggiunta di due avverbi così insoliti?

      "Non si tratta di una facile unione - se mai ve ne sono di tal fatta - perché gli interessi sono sbilanciati" (16, 59 c)

Un inserto di spicciola filosofia esistenziale a proposito di interazioni fra aziende come Microsoft e produttori di Bfs?! 

E così via in un crescendo di figure, di accostamenti scherzosi, inediti, stimolanti

      "le pene bibliografiche di sua moglie" (10, 18 c)

      "ora si evita di affollare lo schermo con cinture di pulsanti, panoplie di iconcine, finestre a riquadri, cornici per vasistas..." 10, 19c

      "il già spargolo grappolo dei programmi per bibliografie" (28, 36 a)

Quindi sì, può capitare di sorridere e perfino di ridere leggendo un articolo seriosamente intitolato: Bookends Plus© per Macintosh - Un programma per gestire archivi bibliografici su microelaboratore

Certo, queste apparenti digressioni possono servire a puntellare la funzione comunicativa e/o didattica, dando dinamicità a una materia di per sé tetragona. Ma vedere questi inserti non strettamente necessari all'oggetto di studio o analisi come un condimento suggerito da uno di quei manuali ad uso dei conferenzieri o di chi deve esprimersi in pubblico (per certi politici la barzelletta è d'obbligo) sarebbe fermarsi alla superficie, appunto.

Al di là del divertimento dell'osservazione maliziosa o del puro piacere di scrivere, che pure hanno il loro peso, c'è ben altro. No, qui lo stile è sostrato e sostanza nell'evocazione delle operazioni talvolta ancillari che si è chiamati a svolgere nel quotidiano, non solo in quanto bibliotecari, e si esplica nella grande varietà di scelte lessicali e stilistiche e dell'universo di conoscenza al quale esse rimandano.

Si fa quindi palese l'intreccio e il contrasto fra tecnicismo asciutto dell'argomento e rigoglio della lingua, ma senza nessuna intenzionalità artificiosa, anzi con un estro naturale nel momento di esporre ed esporsi.

1.2. Evocare, narrare

È questa funzione quindi che dà maggiore piglio e originalità ai suoi testi, e cercheremo qui di darne ragione, entrando nelle pieghe dell'espressione.

Il lettore che, sulla base del titolo, cerca informazioni su "Banche dati bibliografiche gestite su microelaboratore e accessibili via Web" (22), ne otterrà, come abbiamo visto prima, gli ultimissimi e documentatissimi aggiornamenti, con rapida entrata in materia ("Si tratta davvero di un progresso consistente" (22, 39 a) ma ben presto s'imbatterà anche in frasi come queste:

        "(...) ProCite è ora come un bastimento che va finché va (ma per nulla come la nave del Fitzcarraldo di Herzog), caro al macchinista e ai passeggeri affezionati, forzatamente rétro. Ma a meno di un miracolo, atteso solo da chi ha fede, ProCite non verrà aggiornato" (22, 40 a)

Una metafora continuata, l'evocazione di un viaggio immaginifico raccontato in un film, l'allusione alla fede e ai miracoli...

      "Per disegnare un archivio, Isis reclama, in totale silenzio, che l'operatore compia quattro passi, imprescindibili, in sequenza fissa, senza avviso e senza guida: fattone uno si è sospinti inopinatamente nella stanza di quello seguente." (7, 23 c)

Un rituale iniziatico, data la solennità del tono? Ma ecco la sottile ironia della frase successiva, con la sua chiusa latina:

      "Insomma, nessuna userfriendliness viene sventolata sulla soglia, ma chi entra e sa adattarsi trova l'amico e il tesoro, si parva licet."(7, 23 c)

Due caratteristiche emergono qui, che ritroveremo nei numerosi esempi che seguono: l'ampia gamma lessicale, la ricchezza e la varietà delle immagini, sistemate in combinazioni o successioni singolarmente espressive. Percorriamo dunque questa variegata tavolozza:

Nell'insieme, la lingua è d'impronta classica, non disdegna la lunghezza ma si fa strumento duttile sia nelle sue espressioni tecniche che quando serve al dispiegamento di un universo di riferimenti e richiami rigogliosi, attinti sia alla cultura dotta che alla cultura popolare.

1.2.a. Il lessico

A parte quello tecnico, il lessico non è confitto in forme convenzionali, anzi copre tutte le estensioni dei registri, dal familiare parlato al più aulico con i suoi preziosismi:

      "così onusta di ricchi doni e cotillon" ((2002, 17, 35 b)

      "che esso porterà seco" (2002, 17, 32 c)

      "strumoso", "bellurie", "nepente", "lucore", "lue", "obliabile", "appropinquamento", "lumeggiato", "fare mannello","suggellati"

da una parte, e dall'altra

      "manomorta", "chiudere la baracca", "è andato liscio", "all'osso", "pistolotto", "turlupinatura", "bacherozzo"

sono solo parte di un vasto campionario

Vi sono le parole straniere: inglesi ("(...) che ha sorpreso with all its flavours gli americani dell'ISI" , trendy)e francesi (corvée, maternage),  i latinismi ("De minimis curat", "horribile auditu", "Ibis et redibis non morieris in bello" )

Non mancano le forme dello stile diretto o semi diretto:

      "ci si ritrova con finestre indesiderate... uffa" (17, 35 c)

      "occorre tornare a consultare il manuale. Peccato" (17, 34 a)

      "Ci permettono di tenere mazzetti di record (...): ci metto ciò che voglio (...)." (21, 28)

      [un comando da digitare]: "Prendi il campo 39 che qui contiene il nome dell'autore e mostralo sullo schermo."(7, 26 c)

      "(...) ma infine, progettisti orsù, chi molla non la spunta (...)"(8, 34 b)

       (...) è normale che quanti si occupano del software mugugnino: 'gli dài un dito, gli dài anche un braccio, non si accontentano mai; e pensare che fino all'altro ieri battevano a macchina le schedine'." (7, 34 b/c)

      "Tanto di cappello, siamo qui a commentare la nuova edizione 4 di EndNote (...)" (14, 19 a)

Senza contare, a punteggiare le allusioni ironiche, l'uso delle virgolette e dei diminutivi ("pulsantini", "iconcine", "Silviuccio" come nome da dare a un archivio, "compagnuccio" per un software aggiuntivo).

1.2.b. Le figure stilistiche

La più frequente è, naturalmente, la metafora. Queste non mancano, raramente sono banali, spesso sono continuate.

Ne diamo qui alcuni esempi, quando vengono usate sia per presentare i programmi che le loro funzioni o le operazioni che con essi si possono compiere:

      "(...) guardare a EndNote come il cavallo di punta della scuderia dell'ISI Researchsoft che include Procite e Reference Manager." (16, 58 a)

      "(...) alcune [nuove procedure] con una dimessa vetrina e altre con una vetrina tecnologicamente splendente." (20, 62 b)

       "Tutti gli acini del grappolo che si forma attorno a una voce vengono automaticamente usati in ricerca." (15, 39 c)

      "(...) orientarsi in un programma così fronduto, ricco di rami e di nidi." (9, 32 a)

      "(...) con i nomi cambiati in modo da cucire l'abito adatto." (12, 31 a)

      "L'importazione prevede scrematura dei duplicati all'atto dell'ingresso e loro accantonamento in un bacino ad hoc (...) L'algoritmo per enuclearli al setaccio è fisso (...)." (10, 24 b)

      "(..) il comando che, una volta il testo messo in forma finita, lo monda di tutti i codici al fine di poterlo mandare all'editore pulito e leggero per essere ripreso e lavorato." (16, 64 a)

Ecco invece gli apprezzamenti o i commenti: 

      "Passa il pennello più che guardare nelle pieghe la recensione (...)." (17, 36 a, nota 4)

      "Si può avvertire una fragranza di informatica applicata al recupero delle informazioni (information retrieval), una fragranza che è lì da svariati decenni." (21, 30 b)

      "Una volta le mani ben posate sulla collottola degli utenti di tutti e tre, il grosso del gregge non potrà scappare se il pastore dirà: 'non più su quel prato, venite qui', a prezzi vantaggiosi, s'intende." (14, 18 a)

Menzione a parte meritano le metafore attinenti alla cucina e alla gastronomia. Un loro uso privilegiato lo si ha nell'esprimere le diverse posizioni assunte dai produttori da una parte e dagli utilizzatori dall'altra. I primi tendono a presentare "piatti pronti", i secondi oscillano fra l'accettazione e il rifiuto:

      "(...) con la RAM e lo spazio disco di cui ci cibiamo (...)."(17, 35 a)

      "Gli utenti mostrano di gradire molto il piatto pronto, reclamano aggiunte al menu molto più di quanto reclamino ricette o lezioni di cucina." (13,37 a)

      "(...) le case produttrici cercano di saziare questa fame."(13, 37 c)

      "Viene squadernata una tavola apparecchiata con finestrine, bottoni, pulsanti e tendine."10, 20 a)

      "Ai Bfs l'obiezione radicale - sulla ragione d'essere - la porrà subito l'utente finale esperto che intende cucinare in proprio e mal digerisce il cibo congelato (...)"(6, 30 c)

      "(...) sono segni di libertà ed inventiva o di prona, consumistica ingordigia di record?" (5, 29 c)

      "Certo, schede di catalogo -in formato ISBD o no - non sono una tisana per i software di riformattazione (...)."(11, 29 c)

Per finire, una per tutte, quasi da allegoria pittorica:

      "Un'impostazione funzionale dei due gruppi di comandi in due fasi, è quella del macellaio del norcino con cultura transregionale: tagliare, spezzettare, preparare i dati in input in modo che in output si possa ancora decidere di ricomporre diversamente in ragione di diversi assetti, perfino di diversi formati di destinazione: insaccati vari, carne fresca, carne da salare, congelare,... così gli stessi dati vengono preparati in un solo modo(...)." (11, 32 b)

Un "norcino con cultura transregionale"!

Ma vi sono anche figure meno comuni, che denotano un uso raffinato degli strumenti espressivi provenienti da una lingua coltivata approfonditamente e con la quale si ama giocare, con esiti spesso briosi:

- l'alliterazione:

      "(...) s'adoprava e non s'affrettava (...)"(17, 30 a)

      "(...) che avendo corso erano incorsi in troppe disavventure(...)"(17, 30 a)

      "(...) spaccio di merce di seconda mano che gabella babele per autonomia?"(5, 29 c)

      "(...) un formato di esangue esiguità (...)"(20, 62 b)

- il crescendo e decrescendo

      "La versione Windows di ProCite era auspicata, richiesta, agognata"(12, 28 a)

      "(...) ci fu chi si indignò, chi richiese i soldi indietro, chi minimizzò, chi difese."(12, 28 b)

      "Dettaglio che manca a Reference Manager, è costituzionalmente assente fuori da EndNote, è raggiungibile con artifici e maestria in Library Master, ed è pane quotidiano per micro Cds/Isis." (12, nota 15)

      "(...) il miglior programma è quello che usiamo meglio o, più direttamente, quello che usiamo più intensamente o, più semplicemente, quello che usiamo più spesso." (16, 59 a)

      "Accade così che in questa regione dei BFS affiorino più di frequente le incompatibilità, le instabilità, i bug e si manifestino vivi i reclami degli utilizzatori(...) (16, 62 a)

- qualche ossimoro, antifrase e altre forme paradossali

      "(...) con la solita, preziossisima chincaglieria(...)"(12, 33 c)

      "(...) un tipo liscio come una raspa(...)"(17, 30 c)

      "(...) oltre 700 [stili di citazione]: di che meditare, almeno superficialmente." (16, 65 a)

      "Questo aggiornamento di Reference Manager colpisce anzitutto per la sua irrilevanza." (15, 38 a)

      "Si può stampare direttamente (...) innovazione notevole per la sua intrinseca pochezza." (19, 56b)

      "(...) ché questo raramente è fondamentalmente infondato." (27, 28 b)

- chiasmo o bilanciamento di stampo chiasmico

      "Si decentra e diffonde o si disperde e dissipa?" (5, 29 c)

      "La ricerca può essere presa ad esempio di una procedura considerata, a ragione, cruciale e di base e, senza ragione, lineare." (22, 48 a)

      "(...) sembrano interessare in misura minore, perlomeno quanti scrivono più frequentemente sulla lista: forse interessano di più quelli che scrivono di meno?"

      "Abbastanza perché per me resta più importante disporre di uno pseudolinguaggio per disegnare stili che disporre di mille stili fatti da altri." (27, 28)

      "In biblioteca è più comune trovare in azione un sistema di dimensioni, potenza, costo ragguardevole in situazioni affrontabili con prodotti della classe inferiore che vedere applicate appieno le possibilità - hardware e software di un sistema per microelaboratore." (6, 30 b)

- aforismi e massime

      "Molti fra quanti studiano scrivono - l'inverso è questionabile - e molti fra quanti scrivono publicano." (6, 26 c)

      "Sarà meno facile di quello che sembra, richiederà più tempo di quanto stimato ('a mo' di legge di Murphy')." (11, 28 c)

      "Ma non è mai troppo tardi per sbagliare, non è sicuro che invecchiando si maturi e che con meno denaro si aguzzi l'ingegno." (6, 31 c)

Inoltre, molte forme cristallizate vengono riattivate e reinventate:

      "(...) con dovizia di acume e di statistica." (16, 59 c)

      "(...) difetto di tecnologia in tanto ben di software?" (20, 63 c)

      siamo nostri posteri informatici per sentenziare (6, 31 b)

      "Manca un correttore ortografico (a certuni aggrada per l'abstract)" 17, 28c)

      "Scrivere "Forza Italia" e non "Forza, Italia", altrimenti la manipolazione automatica interpreterà l'ultima parte come un cognome di persona, con esiti sempre meno seri, come "Italia, Forza"." (10, 28 b, nota 9)

Abbiamo per forza ridotto le citazioni per esemplificare più chiaramente. In realtà, la sostanza dello stile sta nella continua combinazione di registri lessicali, di figure e di pensieri, che talvolta originano corto circuiti, tramite la combinazione di forme piane con forme iperboliche, sgargianti, esplosive, di stampo gaddiano, aggettivo giustamente usato da Riccardo Ridi.   

      "(...) emerge la consapevolezza di limiti ed asperità del programma da superare ed ammansire, insieme a quella confliggente di ridotte risorse umane per addivenirvi, dal tempo a disposizione al parco macchina per testare il funzionamento multipiattaforma." (31, 38c, nota 22)

      "Ora quei lacerti del suo codice sorgente che si riescono a introdurre in EndNote senza scossoni vi vengono trapiantati anche quando in origine si trattava quasi di bellurie e non di strumentazioni di serio apparato (...)." (2006, 26, 44 a)

      "È quanto è accaduto di recente, l'11 ottobre, agli utenti affezionatissimi di Papryrus: glorioso e raro BFS per Dos e Macintosh. Sulla lista di discussione, l'autore, padre-padrone di Payrus, Dave Goldman, dava l'annuncio della cessata attività, lasciando di stucco e in gramaglie i suoi anatroccoli che l'hanno inondato di messaggi, hanno inveito contro i monopoli, hanno perfino, e invano, offerto soldi per continuare l'impresa." (15, 38 c).

La data precisa, da romanzo ottocentesco, l'aggettivo epico "glorioso" per quello che è comunque un programmino. Il padre-padrone di leddiana memoria, l'accostamento incongruo e l'esagerazione di "di stucco e in gramaglie", gli anatroccoli, immagine generata da Papyrus, pianta acquatica, e da... Konrad Lorenz, padre-padrone delle sue ochette, l'inondazione di messaggi che consolida l'ambientazione acquatica, il crescendo delle proteste e dell'assurdità delle stesse...

Ma ciò può capitare anche più semplicemente in una enumerazione dagli accostamenti incongrui:

      [esempi della varietà di archivi che si possono creare:] "circa: oggetti d'arte, documenti a stampa e non, persone, tipografi, discorsi di Fidel Castro,comunity information, i porri nella medicina popolare." (8, nota 11)

1.3. Una commedia umana

Se cerchiamo di raccogliere in un'unica visione la varietà di questi strumenti linguistici e stilistici, vedremo delinearsi un universo che richiama le varie "commedie umane" care alla letteratura romanzesca. Gli strumenti di lavoro che sono i Bfs, quei programmi di fondamentale ma spicciola praticità, anche i più ostici, si animano: dietro di loro ci sono persone al lavoro, capitali che si muovono e pesano, comunità di utenti, passioni polemiche che si scatenano, attaccamento affettuoso a determinati prodotti in funzione di personali affinità, risultati, fallimenti, percorsi comuni protratti nel tempo. Con il gusto del dettaglio, vengono narrate, illustrate o commentate con piglio divertito, spesso ironico e qualche volta sarcastico, le debolezze, le piccole vanità, le cautele, gli interessi. Ma vengono anche salutati il lavoro, l'impegno disinteressato, la genialità, la creatività. Non vengono ignorate le difficoltà in cui ogni giorno s'imbattono i bibliotecari. E ancora, il calcolo e il cinismo dei finanziatori, la dedizione degli autori, l'entusiasmo degli utenti, la loro ingenuità, la furbizia dei commerciali, la parsimonia del consumatore.

Ma vediamole dispiegarsi, queste tranches de vie:

1.3.a. Lo scenario

 è quello, modesto, come ribadito ripetutamente, dei BFS (poi BMS):

      "Parlando del mondo esterno, riguardo a cui i BFS sono un tassello." (13, 38 c)

      "(...) questa regione del BFS (...)" (16, 62 a)

      "in questo settorucolo (...)" (14, 19 d)

      "anche in questo campicello" (13, 39 a)

      "(...) fra le bancarelle di questo mercatino (...)" (19, 54 a)

      "(...) strumentini a gittata più corta." (22, 41 a)

Questi programmi sono oggetto di una personificazione umoristica e blanda, quasi umanizzati, accrescendo la sensazione che con essi si sviluppa un rapporto di familiarità affettiva, ma niente a che vedere col vecchio Hal di 2001, Odissea nello spazio né con le possibili derive raccontate nel film Her, per citare solo alcuni esempi:

      "Lo spostamento nelle liste non è il misterioso balbettìo di ProCite (...)" (2000, 14, 21 a)

      "(..) il che non è proprio quanto consigliato per l'igiene intima del disco fisso." (4, 3)

      Bookends Plus "senza multinazionali alle spalle, evolve tenacemente attraverso i tempi (...), disvela costole tecniche della sua struttura" [e infine] "può viaggiare con un compagniuccio che si chiama Reference Miner (...)." (21, 27 e 29 b)

      "Library Master va incontro alla sfida gagliardamente (...)." (9, 27 b)

      "(...) il pacioso operatore "Contains"(...)." (26, 44 a)

      "Altro suo aspetto commendevole è la sottolineatura, portata sulla fronte e non celata, di cosa il programma non fa." (10, 20 a)

       "Isis richiede anzitutto un record (...) e ne reclama l'indicazione (...)." (4, 12)

      "(...) i documenti connessi dimorano e si muovono accucciati con l'archivio." (26, 43 c)

1.3.b. Gli ideatori

A monte, dietro le quinte, gli ideatori, detti anche produttori. Inizialmente singoli individui, progressivamente coadiuvati e/ o sostituiti da équipes finanziate da ditte private, poi da multinazionial. Di questi ideatori, che normalmente restano dietro le quinte, ci vengono proposti vari ritratti:

      Ecco Harry Hahne, "l'editore, ideatore, conduttore della Balboa Software di Toronto","biblista all'università, un tipo liscio come una raspa, laicamente dedito, oltre che allo sviluppo, alla commercializzazione e alla difesa ad oltranza della sua creatura, anche quando ciò costi omissioni e parzialità di giudizio." (17, 30c).

"Biblista", "laicamente", "creatura" e più in là, "missione", il campo metaforico viene sfruttato appieno.

Ci sono i francesi Christophe Guibert (Vedi 24) e Pierre Martineau (Vedi 31), l'autore di ProCite, Victor Rosenberg e l'ideatore di Bookends, del quale si parlerà qui sotto.

Questi si rendono disponibili agli utenti, on line o direttamente al telefono: dell'uso di questa risorsa si fa menzione più volte. La loro dedizione, le loro fatiche vengono ripetutamente sottolineate ("ore di lavoro sottratte al sonno"), specie quando, con il progresso tecnologico, si accrescono a dismisura le funzioni da rendere disponibili e si vede crescere la mole di lavoro, la quasi impossibilità a verificare per esempio le "centinaia, migliaia di stili di citazioni e di filtri di riformattazione dei dati"

      "Per questo i non invidiabili produttori i BMS hanno la lingua fuori e i calzini sporchi." (2005a, 23, 28 a?)

Ci sarà lo sviluppatore che interverrà sulla lista di discussione per specificare quanto sia lungo e meticoloso il lavoro di aggiornamento: "(...) un programmatore con parole di rinsavimento che all'osso suonavano come 'voi non sapete di che cosa state parlando, io sì l'ho fatto per anni e vi dico che rifare un programma come ProCite fa paura'." (22, 40 c, con nella nota 8 il testo in inglese)

La nascita di EndNote dà luogo alla narrazione spiritosa e gentilmente ironica di un vero e proprio mito fondatore, presentato, con tanto di virgolette, come:

       "Una storia americana: 'Nel 1985, il dr. Richard Niles - poi divenuto un matematico - notò che sua moglie - scienziata anch'essa - passava delle ore a preparare bibliografie secondo le differenti regole di stile delle riviste scientifiche. Decise allora di creare uno strumento che aiutasse sua moglie e altri ricercatori a manipolare citazioni e a preparare bibliografie automaticamente'."(10,18 a)

Grande successo presso gli studiosi, con oltre 100.000 licenze vendute nel mondo, dovuto a

      "un'attenzione costante, fedele e non monotona, a quanto undici anni fa l'immagine della moglie suscitò nella mente del dott. Niles." (10, 27 c)

e quindi:

      "(...) e da allora, probabilmente, in casa Niles aleggia una perenne frangranza di cookies and apple pies. Pare che la famiglia dei Bfs (...) debba la sua nascita a tale peccato originale." (10, 18 a)

Un quadro di felicità familiare,  il Dr Niles e la moglie, novelli Adamo ed Eva, progenitori della famiglia dei Bfs...

1.3.c. I finanziatori

sempre più voraci, interessati più al guadagno che alla vera innovazione: ciò verrà ripetutamente sottolineato, in maniera crescente con il tempo: come viene proposta ogni anno una nuova versione, come sia un'operazione commerciale, come questo vada a scapito dell'efficienza e della qualità:

      "Puntuale come una tassa annuale, arriva la nuova versione di EndNote (...) " (25, 31 a)

      "L'appuntamento fra solstizio estivo e nuova edizione di EndNote è un rendez-vous scevro di ogni torrida attrazione associabile alla notte di san Giovanni e si rinnova con regolarità che dovrà ormai suonare astrale ai naïf e affaristica ai blasé." (26, 43 a)

      "Produrre è oggi diventato il 'meno': è la diffusione che conta." (11, 40 b)

Quando poi una ditta fallisce, si sospetta o palesa la reazione cinica

      "Quelli dell'ISI [produttori di altri BFS, i tre più importanti] e i suoi clienti avranno da una parte avvertito un brivido, e dall'altra si saranno fregati le mani, non per la disgrazia altrui, ma per la salute propria." (15, 39 a)

      "I signori della Thomson Researchsoft, dal momento che lo possiedono legalmente, stanno servendosi del corpo di ProCite come di un relitto di macchinario progettato da ingegnosi artefici di specie estinta. Un po' alla volta, ne recuperano parti, vi speculano e le replicano nella più gracile complessione di EndNote (...)."  (2006, 26, 44 a)

Ma qualche volta questi bricolage finiscono maluccio:

       "Il lavoro di compatibilità con Unicode si configura come un balzo sull'altro argine del fosso senza passerella di ritirata: quanti non saltano restano fuori e inoltre il balzo non è venuto bene nemmeno al produttore il cui tallone è finito nella melma." (23, 23 a)

1.3.d. Gli utenti

 dagli enti ai bibliotecari agli studenti e studiosi. Quadro vivace anche lì dell'organizzazione che si dànno gli enti, delle piccole tragedie che si consumano quando un programma chiude, delle frustrazioni quando qualcosa non va, quando si deve pagare per poche novità, cui fanno da eco le liste di discussione:

E' quanto succede quando un programma non viene più aggiornato e entro poco tempo non sarà più disponibile, come ProCite.

I bibliotecari naturalmente, categoria professionale di cui conosce e riconosce miserie e grandezze. Lì si dispiegano accenni complici nell'evocazione degli annosi problemi irrisolti (standard di catalogazione, servizi agli utenti), delle piccole manie e debolezze riscontrabili in qualsiasi professione:

      "(...) perché lì non ci si potrà non preoccupare dei cari Ibid. e Op.Cit., di Smith 1998 a Smith 1998b (...)." (17, 34 c)

      "(...) con goduriosi Ibid. o Op.Cit.( ...) (14, 22 c)

      "(...) il rugginoso e cavilloso zio Marc, coccolato invece dai bibliotecari." (19, 54 c)

      " (...) rimane il medesimo anche quando si distruggono record, piace a quanti reclamano un nome unico, identificante e breve per i documenti, quello spesso surrogato coll'adorato numero d'inventario."  (10, 22 a)

      "Chi non è malizioso né masochista potrebbe stimare che, assolta una volta la corvée poi, per altri archivi, si possa procedere copiando la prima matrice e lavorando sulla copia. Lo si può fare se non si è affatto ingenui e se ne sa molto di più, anche di ciò che è esposto nel Reference Manual." (7, 24 a)

1.3.e. L'autore

non manca di inserirsi nel quadro e di trascinare con sé i lettori:

      "Avete presente la mascherina, tanto cordiale, con tre, quattro finestrelle di campi, la tendina coi nomi di campi in cui cercare le stringhe che si digitano e a destra gli operatori booleani?" (2004, 20,64b)

Si definisce di volta in volta come "pedante recensore", "analista conservatore", "snob" (26, 43 a), sottolinea il "mugugno senile", le "spigolature maligne da catalogatore", la "consapevole perfidia" (23, 24 b) di uno che non vuole "sembrare blasé ma certo [per] non mammoleggiare fuori luogo." (2005, 24, 28 a )

E non è difficile indovinare in quale categoria si colloca quando, genericamente, evoca "gli utilizzatori di vecchia data e i conservatori" né quando oppone "i virtuosi" e "gli inquieti" in questa lunga disquisizione:

      "Le versioni di aggiornamento ravvicinate e poco innovative irritano una parte degli utilizzatori, i virtuosi che vogliono uno strumento per fare tranquillamente un lavoro interessante e ne mandano in sollucchero un'altra, gli inquieti interessati al manufatto ultimo grido per andare a vedere cosa fa meglio di prima. D'altronde questo tipo di ragionamento rassicura tutti gli utenti da un punto di vista: la ditta è viva e attiva, il prodotto anche. " (15, 38 b/c)

1.3.f. Le situazioni: (la drammaturgia)

Le situazioni più drammatiche càpitano quando un programma non viene più aggiornato, quando scompare dalla circolazione: ne abbiamo letto un esempio con la vicenda Papyrus (v. p. 9). Ne vengono evocate le conseguenze economiche e organizzative per gli enti che l'hanno acquistato e hanno investito risorse finanziarie per la formazione e l'informazione di personale e utenti, come per esempio le università britanniche (15, 39 a).

 Anche gli utilizzatori privati, che  si erano abituati - affezionati - ai percorsi forniti e devono ricominciare daccapo con una nuova configurazione:

      "Un malfunzionamento suscita messaggi allarmati sulla lista, richieste di chiarimenti, anche veementi disappunti." (16, 62 a)

      "Ho letto scambi di accorate richieste e protettive risposte su come eliminare uno spazio vuoto di troppo, una virgola dopo l'ultimo autore, una parentesi a chiusura di un richiamo in cui era stato tolto un elemento standard, ma mai una protesta per le deficienze in ricerca e per la conversione dei dati importati." (26, 46, b/c)

Merita qualche stralcio la lunga disquisizione sulle sorti di ProCite e sulle reazioni quando è stata annunciata la sua fine programmata:

      "Siamo giunti alla stagione della rassegnazione dopo quella della protesta, e fa un certo effetto leggere ancora nel 2004, su una lista di discussione internazionale e a larga maggioranza statunitense, l'invito generoso -giacché rivolto ad altri - sorretto da spirito di indipendenza antimonopolista e da afflato di piccola comunità, a rimboccarsi le maniche, aguzzare l'ingegno, allo scopo di mettere su un programma sostitutivo e non cadere nelle capaci fauci della ISI-Thomson né in quelle non sdentate della concorrenza. (...) Perché fa effetto leggere esortazioni del genere? Ma perché rivela una diffusa, pertinace sottovalutazione dell'impegno necessario a un'intrapresa del genere, tale che è cortese definirla naïf." (11, 40 a)

      "La tecnologia fa i conti con la politica del mercato e la sua strada è punteggiata di cadaveri, regressi,  targhe che rammentano 'nella lotta' può soccombere il migliore'." (11, 40 b)

1.3.g. Lo scenario si allarga, si apre al mondo

Non  mancano le note di colore sull'italianità, il più delle volte confrontata con i modi di essere americani.

Vengono sottolineati i diversi approcci di qua e di là dall'oceano, ma anche le non gloriose realtà del "Bel Paese". Da questa identità l'autore non si esclude mai, ne accetta in pieno ombre e luci.In fondo anche questo fa parte del suo dialogo a distanza con la comunità dei bibliotecari italiani.

Cominciamo con queste affermazioni un po' sibilline all'uditorio del 4. Convegno inter nazionale del DOBIS-LIBIS Users' Group, Roma, 3-6 Settembre 1985 :

        "Nel complesso, crediamo che il nostro Gruppo abbia molte caratteristiche in comune con gli altri gruppi nazionali e con quello internazionale sia nei pregi che nei difetti, ma senz'altro ha, nei pregi e nei difetti, una peculiarità rilevante e - ahimè per voi -irripetibile: è il Gruppo italiano." (3,4)

      "Il gruppo non si è data altra organizzazione al di fuori di quella di disegnare una segreteria." (3,2)

C'è la consapevolezza di un'immagine dell'italiano all'estero:

       "As another instance of the above-mentioned 'courage', if not of Italian 'creative-genius' (...) (2, 2)

      "(...) these defects reflect our library experience and our real situation in Italy and, I am sorry to say, our mentality as well." (2, 3)

C'è il modo in cui gli italiani guardano a se stessi anche in confronto al resto del mondo: 

      "(...) a guardare il mondo, anche quello non così ben sviluppato come il Bel Paese (...) (9, 32 a)

      "Succede nella nostra oleografia coi grandi macchinari ospedalieri."(2002, 16, 59 a)

      "Tuttavia, da italiani, questo suona come incontentabile e inclemente lamento : con questi manuali, senza l'aiuto di nessuno, si impara tutto, o quasi. Quando mai ci capita coi nostri?" (12, 37 b)

delle biblioteche italiane, vengono evocati i

      "problemi edilizi (anche con l'oleografica e realissima umidità, fondo antico in serra, animali vari (...)" (1, 3)

A proposito del "pistolotto" mandato dal socio di una ditta americana per annunciare alla lista degli utenti le dimissioni dell'altro socio:

      "che a noi europei piace continuare a designare come di puro stile americano." (2000, 14, 18 c)

Dell'America ritroviamo molti clichés che trovano riscontro nell'esperienza, ma anche l'espressione di qualche delusione e un ritratto non sempre indulgente delle sue ingenue manie.

Dei programmi, in prevalenza ideati e prodotti negli Stati Uniti, si sottolinea la matrice quasi genetica:  sono "di razza statunitense" (6, 29 c)

L'osservazione non è del tutto gratuita, poiché in un altro luogo specificherà che la cultura americana ha

      "sempre enfatizzato (...) senza tentennamenti il mondo anglofono" (10, 18, c) e non offre "lingue diverse dall'inglese." (ibid.)

Come geneticamente "big" risulta tutto quanto attiene all'America, vista dagli Americani (che ne hanno poi convinto il resto del mondo)

      "Facilmente e di continuo vengono superati i limiti di dimensioni (...) 'Big, bigger, biggest', osserva Stigleman (1994, 6, 30 a)

      "Anodino il contributo di M.O'Donnell (...) conferma che gli USA sono un grande, ampio paese." (17, 35)

Il quadro si amplia al resto del mondo: alcuni articoli sono stati dedicati a programmi non americani, come Bibus del francese Martineau, e Web Idea Tree,del francese Guibert. A Linux verrà dedicata una lunga riflessione nel 2004 (22, 40) e non mancheranno le segnalazioni di un piccolo software lituano né del contributo portentoso dell'australiana University of Queensland (29, 45 b) alle analisi comparate dei programmi.

Ne risulta un effetto di personalizzazione, un coinvolgimento di chi scrive e di chi legge in una comunità di addetti ai lavori, di italiani, di cittadini di un'epoca del consumo e di un mondo globalizzato.

1.3.h. Tranches de vie

Né mancano infine, fuori dall'ambito stretto del lavoro, le aperture verso la realtà quotidiana, talvolta in forma di massima.

      "Un programma che usiamo regolarmente sulla macchinetta a schermo, cui affidiamo ciò che non affideremmo a noi stessi (...)." (2002, 15, 38 c)

      "Ovviamente quello che rientra nelle buone abitudini, come la ginnastica mattutina, la programmazione economica e il 'misurare il passo sulla gamba'. (1, 5)

      "(...) i libri che non trovano più spazio né nello studio né nel soggiorno, né nel corridoio vanno chiusi in scatole di cartone e posti in cantina." (1994, 6, 27 a)

      "(...) dipanandosi con la mestizia dei buoni propositi e dei loro faticosi insuccessi." (1, 5)

Questo respiro oltre i tecnicismi puri e duri si manifesta anche nei numerosi riferimenti tratti dalla vita pubblica, da una cultura condivisa, sia essa dotta o popolare:

      La newsletter degli utenti Dobis non è "né Osservatore romano, né Pravda." (53,4), cioè ci si esprime liberamente

      "Sono tanti i $ di Paperone" (4, 39), esempio di possibili confusioni con i caratteri usati nella ricerca con Isis.

      "le finestre che sorridono" ( 21, 32) sono quelle di Windows, non quelle di Pupi Avati (che poi ridono)

        "Non è detto che (... ) l'editore non la faccia pagare a chi ha saltato uno scalino. Sono comunque scale salate."( 19, 59 a)( Il sommo Poeta?)

      "Allora, downloading e riformattazione, certo non nuovi, sono progressisti o conservatori? Di destra o di sinistra?" (5, 29 c) (un'eco di Gaber?)

      "fatti voi foste per esser adoprati, non per blandire chi vi ha creati." (11, 26 c) (Ancora Lui)

      "Dopo il guado della Beresina dalla rive del Dos, oggi la versione Windows è efficiente (...)"( 12, 37 c )

      "Questa è la nota di uno di noi anche lui nato per caso" (19, 56) (in via Gluck?)

e così con i riferimenti a James Bond, Oscar Luigi Scalfaro, Clinton, Saddam e Monica Levinski, la musica Kletzmer e Bach, Forza Italia, il Kinder cioccolato.

L'effetto umoristico e le scorribande ironiche si commentano da sé. Ma un'ultima osservazione rimane da fare: di tutte le varianti stilistiche, quella che ne costituisce il sostrato è la litote, la quale consiste nell'affermare e rinforzare un concetto negando il suo contrario (non ti odio = ti amo tantissimo, l'esempio classico). Il termine viene usato qui per definire una modalità del pensiero, il cui contesto è quello dell'attenuazione,del dire alludendo, più che una figura singola, che comunque abbonda, come possiamo vedere:

      "Sarà meno facile di quello che sembra (...)" (11, 28 c)

      "Certo, schede di catalogo - in formato ISBD  o no - non sono una tisana per i software di formattazione (...)." (11, 29 c)

      "Che non sia una scampagnata in Isis, qualcuno se n'è accorto." (7, 35 c)

      "Apprezzabile e non comune è la possibilità (...) Fa fibrillare di meno (...)." (17, 47)

      "Serve anche la, non vivacissima, lista di discussione dedicata." (9,31c)

      "(...) non sembra del tutto obliabile (...)" (12, 28 c)

      "(...) sappiamo che le figure professionali e i territori e le diverse giurisdizioni all'interno dell'università sono non poche e non in eccessiva armonia." (1, 14)

      "Ma la Sibilla (Ibis redibis non morieris in bello) era deontologicamente più affidabile." (21, 32)

In quest'ultimo esempio, il senso emerge da una forma complessa, in cui l'ambiguità contenuta nella citazione latina fa da perno al paragone, completato dall'avverbio "deontologicamente". Il senso finale è di effetto dirompente.

Con queste modalità del dire alludendo, tutti gli elementi del quadro, che questo sia descrittivo o critico, vengono ridimensionati, sfaccettati, visti in una luce diversa. Dire "la strada non è breve e non è in discesa"(18, 40 b) significa collocarsi nell'attenuazione, nella sospensione, ma solo per sfuggire alla tentazione della soggettività, del solipsismo, e mantenere un giusto equilibrio nella disamina. La quale però non sfocia, come si potrebbe temere, in una "consaputa ambiguità", per riprendere un termine usato da Francesco. Infatti, che il giudizio finale debordi verso l'ironia, la critica pungente e sferzante, la polemica talvolta, questo è possibile proprio perché l'approccio critico è stato impastato di cautela e tendente all'approfondimento.

Questo processo mentale, lo possiamo seguire appunto nell'altalenare rassicurante dei chiasmi, la provocazione dei paradossi e degli ossimori, l'ironia dell'antifrase, il precipitare del decrescendo e la vertigine del crescendo, le aperture spassose della metafora talvolta pure allargata, la discreta frecciatina della litote, la precisione folgorante del vocabolo azzeccato, la pungente ironia del giudizio tagliente, le giocose manipolazioni delle alliterazioni: tutte queste figure aprono percorsi che dànno un'altra sostanza e un altro senso a contenuti apparentemente solo tecnici, come abbiamo cercato di dimostrare. Queste continue lavorazioni, queste acrobazie verbali, oltre a tradurre un gusto delle parole e del loro uso giocoso e gioioso, gettano una luce diversa, nuove prospettive che nella mente del lettore non fanno necessariamente in tempo ad aprirsi immediatamente, proprio per la complessità della lingua e i corto circuiti che suscita (che cos'è un "titolo omertoso"?). Ma  vi lasciano, oltre al sorriso spontaneo, alla sorpresa, un lampo, un segno che andrà ad  arricchire quasi inconsapevolmente la sua conoscenza delle cose, che potrà fare da futuro stimolo anche verso un universo di conoscenza, esperienze ed emozioni,oltre il mondo ristretto non solo dei programmi informatici ma del proprio lavoro e anche della propria visione delle cose. Queste varie istanze professionali : l'analisi minuziosa e il giudizio conclusivo in funzione dei più svariati criteri, dall'efficenza alla completezza alla maneggevolezza alla convenienza di prezzo all'adattabilità si combinavano in una sintesi di cui la sua mente fantasiosa era l'alambicco. E dentro l'alambico c'erano la sua formazione, i suoi interessi culturali, le sue emozioni, la sua percezione della realtà. Ma questa sembra proprio letteratura! 

De minimis curat , avrebbe detto il Nostro: imbastire una storia intorno alle vicende di un piccolo software finisce comunque coll'andare ben oltre la comunicazione di informazione. Infine, questi testi ci dicono anche che perché nulla occupi a caso il nostro tempo e le nostre energie, dobbiamo dare noi un senso a queste occupazioni a volte tediose, e cercandolo bene, ci si può anche appassionare: "Pour qu'une chose soit intéressante, il suffit de la regarder longtemps.", scriveva Flaubert.

2. Concezioni, approcci e metodi

"Ammetto che per me resta un ostacolo invalicabile che difendo perfino come antemurale fino a prova contraria;" (28, 36 b). Questo lo dice a proposito della maggiore lentezza della rete riguardo alle banche dati su disco. Siamo nel 2008, la critica è ormai superata, ma ai nostri fini conta qui la convinzione del tono. Dal tempo in cui, per elaborare cataloghi, "si battevano a macchina le schedine" (8, 34 b/c) a quello in cui "si reperiscono i documenti stessi nella rete insieme ai loro metadati" (28, 36 c), molte pratiche sono cambiate nel lavoro bibliotecario, insieme ad esse metodi e approcci. Francesco ha vissuto queste trasformazioni in prima persona, le ha affrontate adattandovisi (un esempio per tutti: niente lo predisponeva a specializzarsi in informatica documentaria), ma non dimenticando mai i capisaldi della professione e le sue convinzioni circa i metodi di lavoro. Concetti e riflessioni in tal senso vengono ad arricchire la nostra messe di dati linguistici.

2.1. Automazione e informatica documentaria

 È stato un "pioniere dell'automazione bibliotecaria in Italia »[iii] ma è stato anche un traghettatore sia nella diffusione dell'innovazione che nella riflessione sulla maniera di  usarla (come suggerisce Riccardo Ridi nell'intitolazione stessa del suo articolo: "Fare, trasmettere")[iv]. La "descrizione e valutazione dei programmi", "l'impressione generale, frutto dell'uso e dell'esame analitico ravvicinato", sono questi i principali contenuti professionali trattati nei testi che abbiamo esaminato nel capitolo precedente da un altro punto di vista.

Data la ricchezza dei contenuti, ho scelto di avventurarmi su questo terreno per trarne ulteriori spunti. Qui più che mai è d'obbligo ribadire che non sono un'esperta del settore, anche se nemmeno totalmente digiuna, per essere stata a buona scuola domestica e per essere anch'io un'utente media - talvolta non consenziente - delle meraviglie del mondo digitale. Chiaramente, non potrò che sorvolare i contenuti di un dibattito più informato che coinvolge il mondo della documentazione e delle biblioteche, mi accontenterò di raggruppare quasi superficialmente alcune citazioni. Non è mia intenzione coordinarle tutte entro un sistema ordinato: sono troppi i luoghi in cui compaiono riflessioni che si fanno eco e apportano un loro tocco per costituire un quadro generale, che solo lui poteva completare. Con ciò non mi esimo dal chiedere scusa in anticipo agli addetti veri per le ingenuità, scontatezze od opinioni avventate.

Una premessa: oggi che basta digitare sul proprio cellulare, sempre a portata di mano, un'espressione di ricerca come "perché le fragole si chiamano così?" per trovare decine di links, può risultare difficile, per chi è nato con questi strumenti già a portata di mano, ma ahimè anche per chi li ha visti sul nascere, ripercorrere le tappe del cammino compiuto dalla prima apparizione di Commodore e Amiga [v],  alla diffusione dei primi PC, alla nascita e lo sviluppo di Internet, alla situazione odierna [vi]. Eppure questo percorso va tenuto a mente leggendo i testi qui esaminati, dalle prime relazioni sull'automazione delle biblioteche allora balbuziente (1983) agli ultimissimi aggiornamenti su EndNote pubblicati su ESB-Forum nel febbraio 2015: più di trent'anni, un pezzo di storia, in cui possono invecchiare tutti i riferimenti a pratiche, funzioni o questionamenti obsoleti, ma non l'approccio sostanziale, le linee guida, i metodi globali, almeno per quanto riguarda Francesco.

Per una migliore collocazione "storica", in questo paragrafo le citazioni verranno quindi accompagnate dall'indicazione della data di pubblicazione.

Di questa evoluzione epocale, troviamo puntuali riferimenti in vari articoli: per esempio, i Bfs segnalati come novità (feb.1994), anche se la loro nascita risale a "circa dodici anni fa", con metamorfosi consistenti negli "ultimi quattro anni". Nel 1998, la panoramica proposta evoca il passaggio a Windows: "Non si faranno più programmi per Dos?" e osserva come punto positivo una "vasta operatività in rete". Nel 2003 (19), troveremo una lunga disquisizione sul futuro di questi programmi. I vari articoli datati 2004 sono segnati da qualche invettiva contro le "finestre che sorridono" (vedi 1.3), da spiritose lamentazioni sul superamento degli operatori booleani:

      "(...) Ciao George Boole, ciao descrittori e relativi candidati, ciao pre-post coordinazione...era pane quotidiano, se non per l'utente almeno per il bibliotecario, negli anni Settanta quando si interrogava Medline con un terminale stampante. Oggi, banda larga, LCD a 17" e mouse, i 'giovani' di ogni categoria ed età, dove, come si formano? Col kinder cioccolato dell'unica fessura su 'Tutti i campi': scrivi, pigia e vedi un po'?". (2004, 21, 35)

 e da riflessioni e paragoni rigardanti Linux e l'Open Source. Con il tempo, si vedranno aumentare le segnalazioni riguardanti il moltiplicarsi degli stili e dei filtri (2007) - legato anche alle maggiori potenzialità tecniche nello stoccaggio e la gestione della memoria-, la mancata standardizzazione, [vii] fino al 2008, in cui viene offerta una sintesi di questa evoluzione:

      "Sono bastati dieci anni per attraversare tre fasi diverse d'uso elettronico di documenti e dati. Dapprima si leggeva su carta e si trascrivevano da sé i dati nel programma di gestione bibliografica. Si sono poi cominciati a reperire quei dati in banche dati e cataloghi da cui conveniva prelevarli senza riscriverli. Ora si reperiscono i documenti stessi nella rete insieme ai loro metadati e si trova sempre più noiosamente faticoso doverli trascrivere, foss'anche per copia/incolla: si ambisce a trangugiarli al volo." (2008, 28, 36 c)

L'ultimo aggiornamento di EndNote pubblicato online, dal contenuto quasi esclusivamente tecnico, offre comunque questi commenti:

      "Dietro EndNote, per quanto riguarda i tipi di documento e i loro campi (tipologia, quantità, nome, uso), non ci sono standard né regole. È una concezione dell'universo documentario a senso, si spera "buono", ma non è difficile ritrovarsi disillusi davanti alla pretesa intuitività."  (2015, 33)

      "Non è - a mio avviso - che questa manovrina per cercare i campi non vuoti sia proprio "intuitiva", né documentata chiaramente, né che sia lineare usarla in una ricerca contenente altri elementi (...)." (2015, 33)

Capitolo a parte merita appunto l'intuitività. Questo approccio trionfante nella diffusione degli strumenti informatici suscita in Francesco numerosi commenti, che si erano infittiti nelle pubblicazioni degli anni precedenti, e che continuano a stare al centro di una riflessione intensa fin negli ultimi scritti. Questa intuitività, se è basata sull'asistematicità, se non ha alle spalle nessuno standard e nessuna regola, se mira solo alla quantità, è fuorivante e non produce necessariamente userfriendliness, non è "amichevole". Anzi, può creare illusione di efficienza e, pecca ancora più grave, non permette più all'utilizzatore di intervenire liberamente, di fare uso del ragionamento.

      "La Quick search è un must ormai, premio dell'asistematicità, trionfo del software sull'organizzazione pensata da chi cura i dati." (28, 34 a)

      "(...) normalmente limita invece la possibilità di una ricerca da linea di comando, perché inibisce le espressioni formulate dall'utente forgiandole di forza. Scansione degli elementi (ossia parentesi) e priorità fra gli operatori sono decisi in modo fisso e, peggior misfatto, celato all'utente cui si sventola la lusinga di un'accoglienza confortevole ed efficiente, in realtà sbracata e cheap."(2004, 21, 29c)

Pesa anche, e molto, come si vede, la mancanza di libertà legata al preconfezionamento dei programmi, bisogno di libertà che invece corrisponde a un'esigenza primaria, sottolineata fin dagli esordi:

      "Scontata la libertà, di cui si gode nel rispetto delle regole del syspar.par, di assegnare dove e quando si vuole (...)." (1993, 4, 6)

Naturalmente, questa libertà evocata nel 1993 verrà progressivamente ristretta con l'accrescersi delle funzioni preordinate (e quindi anche, non dimentichiamolo, della semplicità, facilità e rapidità d'uso che oggi conosciamo), ma rimane un caposaldo se nel 2005 ribadisce:

      "Abbastanza perché per me resta più importante disporre di uno pseudolinguaggio per disegnare stili che disporre di mille stili fatti da altri." (2005 a, 23, 28 a?).

Libertà, fonte di una creatività che Francesco non esita talvolta a evocare:

      "(...) la riformattazione che ne scaturisce è straordinariamente versatile, limitata soprattutto dall'esperienza e fantasia -creativa, sì, è vero- di chi se ne serve." (1996, 11,29 b)

 Ma, più che preferenza personale dell'autore, essa è elemento imprescindibile di una sua concezione del lavoro bibliotecario:

      "Il prodotto pronto per l'uso mostra palesemente la corda dell'efficacia quanto più cambiano le situazioni di uso (...)." (1994, 6, 31 b)

ovvero, le molteplici condizioni di uso e le questioni inedite ( e sì che ce ne sono in catalogazione) richiedono di poter adattare gli strumenti alle proprie necessità. E invece, avviene che:

        "Questo incremento profuso di stili e quant'altro innalza la quantità senza darsi peso della qualità, ingordigia del di più che non si arresta ed è chiamata miglioramento: è ramificazione del consumismo." (26, 45 c)

Sostanzialmente, vede i procedimenti e le logiche della ricerca solo quantitativa, poco importa come, imporsi anche nei metodi di lavoro e nella concezione stessa della professione bibliotecaria. Si scaglia contro le novità che non sono innovazioni, ma solo frutto di calcoli economici e di "spiccia modernità"(20, 62). [viii] Anziché dare maggiore "potenza" o "precisione combinata a flessibilità"(13, 37 b), anziché "procedere con analisi e piani" (1, 13), si delinea il rischio di un'informatica diventata così userfriendly dal configurarsi come panacea di tutte le questioni teoriche e pratiche che stanno a monte della catalogazione e del lavoro quotidiano dei bibliotecari (come si vedrà nel par. successivo) . Così alla precisione, che si manda "alle ortiche" (25, 33 b)  si sostituisce la "ricerca ingorda e rozza a tutto campo" (2007, 27, 33 c), al riscontro rigoroso la "scarsità e sciatteria" [delle istruzioni di ricerca] (2004, 22, 44 b), al lavoro pianificato a monte da chi appronta gli strumenti e strutturato nel suo svolgimento, si ha per esempio una

      "spartana, non aggiornatissima, scarrufata documentazione che confida nell'intuito e nella buona volontà dell'utilizzatore o nella sua noncuranza." (2007, 27, 31 a)

La crescente irritazione manifestata sempre più di frequente e che sembra, come dice lui, "mugugno senile", è quindi frutto del dispiacere e della reale preoccupazione per un mestiere, quello del bibliotecario, nel momento in cui si vede delinearsi un travolgimento dello stesso, con il pericolo di una soluzione di continuità ormai irremediabile nella storia della catalogazione, e non verso il meglio.

Esasperazione e preoccupazione che esplodono in questa dichiarazione polemica assunta in prima persona:

      "Per chi scrive, nel 2006, sentendosi scosso da zaffate didata mining, intelligent information retrieval, fuzzy searching, data discovery, robot alla ricerca di metadati appoggiati a ontologie, ci sarebbe di che sconcertarsi considerando anche quanto è diffuso prendersela coi bibliotecari pinzocheri abbarbicati alle regole, ancora imbambolati con la nenia della precisione e recupereo a petto del ratto e lucente incedere degli information specialists." (2006, 26, 45 a)

Si sbaglierebbe però nel pensare che in ciò manifesti un'avversione rétro per gli stumenti informatici, anzi. In più occasioni, gli capita di difendere l'informatica come strumento di gestione delle biblioteche, e questo fin dagli esordi:

      "Tutto ciò è scontato che ci sia (...) tutto ciò è noto come le ammonizioni circa la 'scemenza' del calcolatore, il carattere di mera 'ferraglia' dell'hardware, e comme tale è un grasso e sano luogo comune e può pertanto essere messo da parte, dato per fatto perché dato per scontato." (1983, 1,6)

Ma nello stesso testo, rammenta anche:

      "Al convegno di Perugia del 1979, Angela Viany [Vinay] ammoniva saggiamente: 'la fideistica fiducia nelle virtù taumaturgiche delle macchine non supplisce al vuoto dell'intelligenza, alla mancanza di un'adeguata chiarificazione delle logiche e delle strategie di organizzazione.'."(1983, 1, 6)

Nel 1994, riferisce di un dibattito in corso nell'ambito delle biblioteche, in atto "da oltre dieci anni", e fa intendere che lui non si riconosce in questa "nozione che l'automazione non risolve i problemi organizzativi delle biblioteche, ma li esaspera", nella misura in cui "si è degradata a predica". (1994, 6, 31 b) E conclude ironicamente: "siamo già nostri posteri informatici per sentenziare" (ibid).

Si veda infine la metafora del software come artigianato citata nel par. successivo (2.2.b).

Più oltre non mi spingo, e propongo di chiudere con la leggerezza di un aneddotto che si vuole emblematico

Nel lontano 1994, Umberto Eco pubblicava una sua "bustina di Minerva" rimasta famosa, in cui delineava un'opposizione fra Macintosh e Dos, impostandola naturalmente non su criteri tecnici - ché non era il suo campo -, ma su una metafora a connotazione filosofico-religiosa. Etichettava il Dos (e di rimando i suoi aficionados) come "protestante, addirittura calvinista" e il Macintosh (idem) come "cattolico controriformista" [ix] . Non è difficile indovinare in quale categoria si riconosceva Francesco. Ma motivo del richiamo qui di questo scherzoso e gustoso paragone, facilmente reperibile sul Web, sono le odierne reazioni di due utenti (nativi digitali?), trascritte da un blog:

"Eco ignorante. La critica di Eco riguardo il (sic) mondo della tecnologia vale come il due di coppe quando in tavola c'è bastoni." 

"Che senso ha questo articolo? Non capisco, tratta di sistemi operativi obsoleti (...), agli albori dell'interfaccia grafica, e gli affibbia categorie religiose (cattolico, protestante) che non c'entrano nulla (...). Se guardassimo alla situazione odierna, ben poco troveremmo di cattolico (ma che significa riferito a una macchina?). Per favore, scrivete articoli più seri o quanto meno, argomentate simili affermazioni e contestualizzatele." [il blog precisava: "correva l'anno 1994" [x]]

Divario o abisso? E' pur vero che per ritrovare il testo di Eco, mi è bastato digitare su Google, senza il minimo filtro: "Eco protestante cattolico": nonostante il "mugugno senile" dei Babyboomers, sì, forse qualche passerella con i Millenials è sopravvissuta alla rivoluzione.

2.2. Il lavoro

2.2.a. Programmare e strutturare

No, il lavoro, anche con l'ausilio di tecniche informatiche, per Francesco non è asistematico, non è assenza di programmazione strutturata, di fatica e perfino di noia.

 Forse la cosa più semplice è lasciarlo parlare:

      "Senza mestiere e fatica non servono liste di controllo, comandi per correzioni trasversali istantanee, importazione, schemi di punteggiatura, orpelli tipografici, ecc., peggio: possono indurre a cercare lì il fulcro del valore dell'artefatto finale,( ma 'per fare l'intigolo di lepre, ci vuole la lepre'.)" (6, 31 b)

O ancora:

      "Quanto più gli strumenti sono versatili, aperti alle combinazioni, tanto più prevedono che chi li usavoglia e sappia entrare nel vivo delle tecniche, perraccogliere in seguito i frutti copiosi di un investimento non superficiale." (11, 32 c)

       "Quando si va oltre la superficie e si fa attenzione alla complessità delle situazioni" (13, 49 b)

      "(...) e allora poco maternage dell'utente che si vuole prima volenteroso e poi esperto: il programma dà molto, e allora chiede molto." (7, 23 b)

"Volere e sapere", ovvero non spaventarsi davanti allo sforzo né all'inizio né in seguito, mantenere costante l'impegno: tutto ciò sembra scontato come l'acqua calda, ma quando si è sostenuti da mezzi informatici, il rischio è grande di abbandonarsi alle facili soluzioni.

Non si contano le volte in cui vengono stigmatizzati i facili entusiasmi e la faciloneria, come, per esempio, la pochezza di idee e l'ingenuità che spesso si esprimono nei forum di utilizzatori:

      "Tutto ciò [riscrivere un programma] in un ambiente variegato, multilingue, multinazionale, libero,non soggetto a pressioni economiche ragguardevoli, dove ogni testa se non esprime un voto e spesso nemmeno un'idea, esprime però una preferenza, non si fa in una settimana e nemmeno in un paio d'anni." (13, 36 a)

o come - tanto per rimanere in tema di informatica- la velocità con la quale si creano dei siti che poi non vengono alimentati (siamo nel "lontano" 1991):

      "Si sa che è facile creare pagine web in Internet e farcirle in poche ore di puntamenti interessanti. Tale rapidità nell'efficacia iniziale finisce spesso con l'essere inversamente proporzionale alla cura che occorre per mantenere questi bollettini di informazione almeno aggiornati (...) e quindi all'efficienza nella durata." (13, 38 c)

Perfino la sempre lodata Sue Stigleman, suo riferimento costante nella valutazione dei programmi, riceve qui qualche strale:

      "Anche Sue Stigleman, autrice di numerosi, ponderati, informativi, citatissimi contributi, ha una sua home page (...) ma nell'insieme fornisce più notizie sulla sua famiglia e sugli hobbies [aveva da nascere Facebook!] che sui BFS ridotti a un lunghissimo elenco di link ciechi." (13, 39 b)

Rigore e precisione, approfondimento, che richiedono tempo, non sono fine a se stessi ma condizione di efficienza, rapidità, criterio assimilabile al "chi più spende meno spende" dell'economia domestica.

Se si presta attenzione a quanto viene descritto nella relazione presentata nel lontano 1983 a Verona, si può vedere quanto l'esperienza gli abbia confermato gli insegnamenti teorici che aveva ricevuto nella sua formazione. Lì vengono segnalati tanti errori e tentennamenti legati a difetti di programmazione preliminare a tavolino, e di valutazione di tutti gli elementi della questione. Si trattava appunto di riferire sui primi passi dell'automazione applicata alle biblioteche, una novità assoluta in Italia:  il paragrafo 7,  intitolato "Note sui difetti/errori"(1, 13-16) riferisce delle difficoltà risultanti da "totale assenza di analisi e di programmazione generali" e da "insufficiente analisi preliminare del DOBIS." Queste, combinate alle carenze e limitazioni imposte dalla gestione amministrativa e finanziaria, hanno causato non poche approssimazioni e perdite di tempo di cui sicuramente ha conservato memoria:

      "Chi allora non si è fatto male scontrando dopo un po' con ostacoli duri e non ha dovuto cercare prima attorno e poi indietro per scoprire il 'baco', il pezzo mancante, la fase saltata?

      E quante volte non si è forse dovuto tornare alla fase dell'analisi e della programmazione scoprendola carente o inesistente?" (1, 6-7)

      "È un lavoro e non è un riposo, ma è più faticoso lavorare male che bene e noi francamente abbiamo faticato molto." (1, 7)

 Ecco che "discernimento, decisione e coerente condotta" (24, 19 c) diventano delle linee guida imprescindibili, possono e devono essere messi in atto nel lavoro paziente che, portato a termine, darà "frutti copiosi".

Ma, oltre la razionalità e la ragionevolezza, richiama la nostra attentionze la solennità da rituale con la quale vengono evocati i semplici gesti del lavoro preliminare ai test (siamo ancora nel 1994):

      "Il lavoro può cominciare a tavolino, con carta e penna: pochi dati catturati, stampati su carta (...) (5, 27 c)

2.2.b. Artigianato

In tutte queste indicazioni metodologiche e in queste pratiche traspare come in filigrana il modello del lavoro artigianale. Basta ascoltare alcune parole riccorrenti:

Abbiamo già incontrato "mestiere". La stessa frase evocava poi "l'artefatto finale". Troveremo la "chiusa bottega" del produttore di Software (17, 30 a) e la "sartoria domestica", in opposizione con il "prêt-à-porter" (9, 26 c); il gusto di "prendere in mano il programma." (14, 21 a); e poi: "quando si è veramente padroni dello strumento, dell'attrezzo." (7, 24 a);

L'artigianato è concretezza: ci si misura fisicamente con una materia da trasformare con attrezzi da maneggiare, dovendo affrontare in primis questioni pratiche. Esige perciò una riflessione preliminare all'azione, rigore e precisione nell'applicazione. Si può imaginare un artigiano che proceda per tentativi ed errori? Il falegname non può recuperare senza costo aggiuntivo (di denaro, di tempo) un'anta da incastrare tagliata 5 millimetri più corta, la sarta non fa scivolare le forbici su uno scampolo di seta senza qualche tremore.

Ci vogliono tempo, pazienza e costanza nelle lunghe prove, ma si è ripagati dalla libertà e dalla soddisfazione del risultato raggiunto. C'è umiltà, poiché nulla è più refrattario della materia, ma ci può essere anche orgoglio per il percorso compiuto e il risultato raggiunto.

Stranamente, si può avvertire come un'eco del piacere che l'artigiano prova nel manipolare materie nobili in certe notazioni circa il gesto della mano o il trattamento manuale dei dati, quando una procedura automatica dimostra di non funzionare:

      "Ho dovuto redigerlo a mano." (15, 39 c)

      "Si può ricorrere anche al tasto destro del mouse e alla funzione di trascinamento." (14, 20 c)

Nell'evocazione del lavoro suo o altrui, non mancano i paragoni con la fatica fisica propria dell'artigiano:

      "I produttori di BFS hanno deciso di rimboccarsi le maniche e di continuare la rincorsa." (13, 37 a)

      "(...) con l'uso intensivo orientato a un risultato, col sugo dei gomiti." (16,64 a)

Il "sugo dei gomiti", lo ha usato metaforicamente anche lui, con le lunghe ore dedicate alla conoscenza dei programmi, ai riscontri funzione per funzione delle novità, alle costanti riflessioni sul loro modo di intervenire nel lavoro

      "(...) un lento e tedioso riscontro, paragrafo per paragrafo(...) (20, 63 c)

      "(...) un'uggiosa comparazione con la precedente edizione per pervenire a un puntuale riscontro(...) (19, 57 a)

Ha pagato con metaforiche lacrime ("costa lacrime"), ha conosciuto  difficoltà all'inizio insospettate, considerazioni che si estendono naturalmente a tutti i campi e livelli della sua attività professionale.Per consolarsi e consolarci (?), gli capita di evocare le figure per noi oggi quasi eroiche di estensori di dizionari o thesauri, come Lorenzo Rocci o P.M.Roget, a riprova che anche con schede a mano i risultati rimangono portentosi (6, 31 b).

Perfino le ruvidezze proverbiali dell'artigiano (ah! il falegname di famiglia) vengono sottolineate con simpatia: non a caso dell'ideatore di Papyrus, lavoratore solitario e per questo ammirato, si sottolinea con divertita simpatia, come abbiamo visto prima (p.9) che è "liscio come una raspa", e il filtro MARC diventa "il rugginoso e cavilloso zio MARC". Qualificativo usato anche per i programmi: "potenza e flessibilità arrivano a riscattare il burbero approccio iniziale." (7, 24 b).

Senza dubbio, nell'evocazione di un "lavoro di onesta e modesta intelligenza tecnica ed organizzativa" (11, 27 b) si scorge sullo sfondo la figura dell'artigiano, di cui troviamo finalmente conferma in questo paragone esplicito:

      "Il software, mirabile artigianato della seconda parte del XX secolo, è uno squisito prodotto della mente umana, che può essere più o meno intelligente (...). Per trasformare poi un'invenzione, un manufatto artigianale, in un prodotto industriale, la strada non è breve e non è in discesa." (22, 40 b)

3. Un segno ancora

Mi inoltrerò ora in un percorso impervio e incerto, col rischio di balzare "sull'altro argine del fosso senza passerella di ritirata" e finire "col tallone nella melma", dedicando un'attenzione particolare a un dettaglio in questo universo di pensieri, riflessioni, evasioni: la scelta degli esempi utilizzati il più delle volte nei test di verifica sulle funzioni di ricerca dei programmi. Sono sparsi qua e là nei testi, talvolta nelle tabelle o in nota, pochi sono anodini.

Accanto a termini di ricerca molto seri, diciamo canonici, vi sono molte invenzioni scherzose ed eccentriche: chi andrebbe a fare una ricerca "Any file" su "apparato genitale" ottenendo come esito un elenco che per la sua incongruità non può che far nascere un sorriso: testicoli/ utero/ ovaie/prostata/ovulo (4, 32)? Non esistono gli autori Cazzotti e Stanchetti (14, 23) e difficilmente una ricerca "che localizzi la stringa cercata e reperita- che so l'espressione 'consenta un attimino' all'interno di un record" evidenzierebbe "'consenta un attimino' insieme a 'toghe rosse'."(20, 66, nota 12). "Vespa, 2004" (21, 30) si riferisce al noto giornalista o allo scooter? La domanda non è peregrina.

Qualcuno sicuramente riconoscerà un gioco praticato da più di uno, non solo bibliotecario. Conosco alcuni insegnanti che sono soliti inserire negli esercizi linguistici da sottoporre a studenti ignari del fatto nomi di persone, situazioni ed esperienze da loro stessi vissute. Diversi anni fa lessi di una comunità di ricercatori in materie scientifiche la cui sfida collettiva consisteva nell'inserire echi shakespeariani nei titoli delle loro pubblicazioni. Non ne ho purtroppo ritrovato il riferimento, che non posso comunicare (nonostante la frequentazione di un esperto in materia, non tengo una bancadati aggiornata. Nemo propheta...). Tale pratica secondo me non è propriamente anodina e ci offre qualche spunto per una riflessione sul nostro rapporto con una materia di studio prediletta e, più in là, con l'universo della conoscenza. Giacché nei testi di Francesco spesso, spessissimo, questi esempi  sono riferiti, più o meno da vicino, ad autori e settori di studio che hanno qualche pertinenza con la sua vita personale, con chi gli sta vicino o chi egli ammira: qualche amico vi potrà scoprire il proprio nome, il nome di autori o di materie di studio da lui coltivati; così per esempio non è casuale la presenza di Wittgenstein, né quella di Chiara d'Assisi; non è mai esistita la "XIV- Quatorzième réunion de l'Association des Inconditionnels de Perec" (4, 15), ma chi vicino a lui ha studiato Perec, sì. Perug$, mus agrestis, Mazzi, Italo e la fotografia di Glenn Gould contengono echi della sua vita personale e Crocetti, Luigi non vi figura per caso.

Vi si può scorgere il bisogno di lasciare tracce che abbiano un senso solo per noi, come su un altro piano i nomi incisi nella corteccia dell'albero o il tatuaggio col nome della morosa, poiché qui i segni sono fatti della stessa materia che viene descritta e analizzata. In questi accorgimenti, in queste pratiche, si possono vedere come dei punti saldi, degli ancoraggi lanciati in una realtà per natura caotica o per lo meno sfuggente e che continua a sfuggirci nonostante i nostri incessanti tentativi di darle un ordine, trovarvi un senso. Tentativi sono appunto lo studio minuzioso e pignolo, della cui limitatezza siamo consapevoli nel momento stesso in cui lo mettiamo in atto. Il nostro bisogno di un senso compiuto potrebbe essere appagato o comunque parzialmente placato da questi paletti che conficchiamo nel continuo fluire della materia e della realtà, omaggi, pegni all'amicizia e all'ammirazione. 

Un ultimo tocco in queste pennellate di un ritratto soggettivo ma, si spera, veritiero: in introduzione ai suoi corsi per aspiranti catalogatori, capitava che Francesco citasse il famoso brano di Musil sulle doti necessarie al bibliotecario: "Il segreto di tutti i bravi bibliotecari è di non leggere mai, dei libri a loro affidati, se non il titolo e l'indice."[xi] Una provocazione a fini didattici, naturalmente, ma con il suo fondo di verità da questionare (non dovrebbe essere così di tutte le provocazioni?).  Ma se guardiamo alla sostanza del suo essere bibliotecario, diremmo che in qualche modo predicava bene e razzolava male, nel senso che in realtà, i libri, lui li leggeva.

No, Francesco non ha scritto articoli solo tecnici e a chi gli suggeriva di dibattere per iscritto di argomenti biblioteconomici più corposi e pregnanti come sapeva fare negli scambi epistolari o verbali, nei convegni o nelle tavole rotonde, a chi, non bibliotecario, gli suggeriva di scrivere creativamente, rispondeva con un rifiuto. Nel già citato articolo, Riccardo Ridi emette alcune ipotesi, tutte più che valide. Torna sull'argomento anche Alessandra Panzanelli nel suo. Altre le avrebbe potuto fornire senz'altro lui stesso, volendo.

Almeno alcuni dei percorsi cui si accennava all'inizio sono stati esplorati, fra i quali molti sono da riferire a preferenze - e limitazioni - mie personali. Spezzettare in pedanti riferimenti l'universo infinitamente variegato di uno stile è sempre un esercizio periglioso. Ma il silenzio è della tomba, e il primo omaggio da rendere a chi ci ha lasciato è di farne risuonare ancora la voce.


Appendice: elenco e numerazione delle pubblicazioni consultate

Per una bibliografia completa, cfr. quella elaborata da Riccardo Ridi e Vittorio Ponzani, pubblicata nel fascicolo di settembre 2015 (p. 25-29) di "Biblioteche oggi", ampliata e aggiornata nel maggio 2017 a http://www.riccardoridi.it/esb/fdo2016-ridi.htm.

1. L'automazione delle biblioteche dell'università: l'esperienza dell'università degli studi di Perugia con il DOBIS/LIBIS, Relazione presentata al Seminario sulla "Gestione automatizzata delle biblioteche", Università degli studi di Verona, Facoltà di Economia e Commercio, Verona, 29 marzo 1983, 20 p. Successivamente pubblicato anche in "ESB forum", nel dicembre 2015, a   http://www.riccardoridi.it/esb/ors-1983verona.htm

2. Notes on DOBIS/LIBIS manuals, paper presented at the third DOBIS/LIBIS users' group meeting (10-12 April 1984, Cork Ireland), 10 p. Successivamente pubblicato anche in "ESB forum", nel dicembre 2015, a http://www.riccardoridi.it/esb/ors-1984cork.htm

3. Rapporto sul Gruppo italiano degli utenti DOBIS/LIBIS, comunicazione presentata in occasione del 4. Convegno internazionale del DOBIS/LIBIS users' group (Roma, 3-6 settembre 1985). Successivamente pubblicato anche in "ESB forum", nel dicembre 2015, a http://www.riccardoridi.it/esb/ors-1985roma2.htm

4. ISIS, Manuale per l'uso di archivi predefiniti; Perugia, Edizioni del Noto Roveto, 1993.

5. La conversione del formato dei dati: come, quando, perché : riformattazione e downloading nella gestione degli archivi bibliografici . "Biblioteche oggi", 12 (1994) n. 2, p. 24-31.

6. BFS: uno strumento per la gestione di archivi bibliografici : caratteristiche e funzionalità del Bibliography formatting software . "Biblioteche oggi", 12 (1994) n. 4, p. 26-33.

7. Micro CDS/ISIS: tecnologia, funzioni e procedure : presentazione ed analisi di un information retrieval system per personal computer (parte prima) . "Biblioteche oggi", 12 (1994) n. 11/12, p. 23-30.

8. Micro CDS/ISIS: analisi di un information retrieval system per personal computer (parte seconda: generalità, valutazione) . "Biblioteche oggi", 13 (1995) n. 1, p. 30-35.

9. Library Master: analisi di un bibliography formatting software per DOS. (Nuove tecnologie). "Biblioteche oggi", 14 (1996) n. 3, p. 26-32.

10. EndNote Plus e EndLink : analisi e valutazione di un bibliography formatting software (BFS) per Windows. (Nuove tecnologie). "Biblioteche oggi", 14 (1996) n. 6, p. 18-28.

11. Data Magician: un software per la riformattazione dei dati bibliografici e la conversione dei cataloghi . (Nuove tecnologie). "Biblioteche oggi", 14 (1996) n. 7, p. 26-36.

12. Non solo per dare forma ai record bibliografici: ProCite 3.2.1 e Biblio-Link 1.1 in edizione Windows . (Nuove tecnologie). "Biblioteche oggi", 14 (1996) n. 8, p. 28-38.

13. BFS: panoramica ed aggiornamento: si consolida il fenomeno dei bibliographic citation managers. (Nuove tecnologie). "Biblioteche oggi", 16 (1998) n. 2, p. 34-45.

14. EndNote 4 per Windows: conferma e sicurezza nell'aggiornamento. (Nuove tecnologie). "Biblioteche oggi", 18 (2000) n. 10, p. 18-23.

15. Reference Manager: aggiornamento di un bibliography formatting software . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 20 (2002) n. 1, p. 38-41.

16. EndNote 5 per Windows e Macintosh: l'ultima edizione del BFS (bibliographic formatting software) più diffuso al mondo . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 20 (2002) n. 4, p. 58-65.

17. Library Master versione Windows 4.11: valutazione di un prodotto appartenente alla famiglia dei bibliography formatting software (BFS) . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 20 (2002) n. 6, p. 30-36.

18. BookWhere 4 per Windows: un cliente per la ricerca tramite Z39.50. (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 20 (2002) n. 9, p. 32-38.

19. Ancora sui BFS: a proposito della nuova sesta edizione di EndNote per Windows e Macintosh e del vecchio ProCite . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 21 (2003) n. 1, p. 53-59.

20. EndNote 7: l'ultima versione per Windows e Macintosh. (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 22 (2004) n. 2, p. 61-66.

21. Bookends Plus per Macintosh: un programma per gestire archivi bibliografici su microelaboratore . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 22 (2004) n. 4, p. 27-32.

22. Banche dati bibliografiche gestite su microelaboratore e accessibili via web: Reference Manager 11 (Windows) con Web Publisher . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 22 (2004) n. 9, p. 39-50.

23. EndNote v.8 per Windows e Macintosh: un aggiornamento del più popolare programma di gestione di bibliografie . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 23 (2005) n. 3, p. 20-25.

24. Gli organizzatori: programmi per l'acquisizione, gestione e pubblicazione dei contenuti: un esempio di rilievo, anche in ambito bibliografico: Web Idea Tree . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 23 (2005) n. 6, p. 17-25.

25. EndNote v. 9: la nuova versione per Windows e Macintosh del più diffuso programma per gestire archivi bibliografici . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 24 (2006), n. 4, p. 31-37.

26. EndNote ultima edizione: X (10) per Windows. (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 24 (2006), n. 9, p. 43-48.

27. Un programma per gestire dati bibliografici: Citation 9 della Oberon, e un'appendice sul test di programmi simili . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 25 (2007), n. 7, p. 28-37. Include la scheda Testare i programmi BMS, p. 36.

28. Programmi per bibliografie: analisi di EndNote X1 per Windows e EndNote Web 2.2 . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 26 (2008), n. 5, p. 33-40.

29. Reference Manager 12 per Windows: presentazione dell'ultima edizione di un noto programma per dati bibliografici . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 27 (2009), n. 1, p. 23-27.

30. EndNote X2 e EndNote Web 2.5 programmi per dati bibliografici: aggiornamento alle ultime versioni . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 27 (2009), n. 7, p. 42-47.

31. Bibus: programma per dati bibliografici, a codice aperto, gratuito, multiutente, multipiattaforma . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 28 (2010), n. 3, p. 31-38.

32. EndNote v. X3: tredicesima edizione del più diffuso programma da microelaboratore per dati bibliografici . (Informatica documentaria). "Biblioteche oggi", 28 (2010), n. 5, p. 50-54.

33. EndNote (desktop & online) ®Thomson Reuter: documentazione per l'uso, disponibile all'indirizzo http://www.riccardoridi.it/esb/dellorso/endnotedoc/text/index.html.


NOTE:

[i] Cfr. quanto riferisce Mauro Guerrini nella versione estesa del testo Francesco Dell'Orso, bibliotecario e studioso, "Biblioteche oggi", 33 (maggio 2015), p.2, disponibile on line: http://www.riccardoridi.it/esb/fdo2016-guerrini.htm "(...) un linguaggio così limpido ed efficace da far dire a Luigi Crocetti di riuscire a capire i temi tecnici di cui Francesco parlava, seppure distanti dalla sua cultura e dai suoi interessi biblioteconomici primari."

[ii] Cfr. il suo appello ai bibliotecari contro la proliferazione della terminologia inglese nella comunicazione professionale, poco favorevole alla comprensione e spesso traducibile in italiano: Noooo! Basta. Perché? Perché così fa pena. (Lettera aperta). "Biblioteche oggi", 26 (2008), n. 1, p. 64-65. Disponibile anche a http://www.bibliotecheoggi.it/pdf.php?filepdf=20080106401.pdf . Articolo citato anche da Juliana Mazzocchi a http://www.riccardoridi.it/esb/fdo2016-mazzocchi.htm .

[iii] Cfr. Riccardo Ridi nel testo di presentazione dell'iniziativa in omaggio a Francesco Dell'Orso http://www.riccardoridi.it/esb/fdo2016.htm .

[iv] Riccardo Ridi, Fare e trasmettere: artigianato digitale in biblioteca, in "Biblioteche oggi", 33 (2015), n. 6, p. 22-30.

[v] Cfr. l'osservazione fatta da Dell'Orso nel 1996: "a guardare il mondo (...) dove continuano a lavorare milioni di utenti Commodore, Amiga (...)." (9, 32 a).

[vi] La sottoscritta ricorda ancora la prima volta in cui vide un'immagine a colori (era il muso coloratissimo di una scimmia mandrillo) ricomporsi lentamente sullo schermo, impiegando forse mezz'ora. E chi ricorda la suspense alimentata dalla lentissima rielaborazione dell'immagine di Kevin Costner sospettato di essere una spia, protratta per giorni sul computer della polizia in Senza via di scampo (No way out), 1987?

[vii] Torna ripetutamente su questa questione cruciale per la catalogazione, sottolineando gli sforzi compiuti in tale senso in ambito bibliotecario, in opposizione all'indifferenza di editori e produttori di programmi: "Il ricco mondo dell'edizione scientifica e degli editori di database bibliografici non ricorrono al rugginoso e cavilloso Zio Marc, coccolato invece dai bibliotecari. " (2003, 19, 54 b); "Appunto, mentre il mondo delle biblioteche lavora faticosamente per standardizzare e armonizzare, il mondo dell'edizione scientifica pare prediliggere la democrazia verace: a ogni testa(ta) un voto." (2006, 25, 32 a).

[viii] Spiritosa la nota che segnala il proliferare di vocaboli, legato forse a una moda più che a una necessità (questo non lo specifica): "In questo ambito tecnologico e commerciale le unità costitutive non vengono mai designate con l'arcaico appellativo di record ma come: note, idee, item, articoli, pagine, cards..., oso riproporre il meschinello 'scheda'." (24, 24 a, nota 4).

[ix] Ne riportiamo qui uno stralcio: il Macintosh è "cattolico controriformista", "risente della "ratio studiorum" dei gesuiti". "È festoso, amichevole, conciliante, dice al fedele come deve procedere passo per passo per raggiungere - se non il regno dei cieli - il momento della stampa finale del documento" ; è "catechistico, l'essenza della rivelazione è risolta in formule comprensibili e in icone sontuose. Tutti hanno diritto alla salvezza". Il Dos è invece "protestante, addirittura calvinista". "Prevede una libera interpretazione delle scritture, chiede decisioni personali e sofferte, impone una ermeneutica sottile, dà per scontato che la salvezza non è alla portata di tutti". Per far funzionare il sistema "si richiedono atti personali di interpretazione del programma: lontano dalla comunità barocca dei festanti, l'utente è chiuso nella solitudine del proprio rovello interiore". "L'universo Dos si è avvicinato alla tolleranza controriformistica del Macintosh. È vero: Windows rappresenta uno scisma di tipo anglicano, grandi cerimonie nella cattedrale, ma possibilità di subitanei ritorni al Dos per modificare un sacco di cose in base a bizzarre decisioni".

[xi] Robert Musil, L'uomo senza qualità, traduzione di Anita Rho, Torino, Einaudi, 1970, p. 448.

 

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