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ISSN: 2283-303X

Catalogare cataloghi

La struttura concettuale del MetaOPAC Azalai Italiano (MAI)


Pubblicato anche a stampa in "Biblioteche oggi" XVIII (2000), n. 8, p. 70-75.
di Claudio Gnoli (in linea da novembre 2000) 

"OPAC italiani", la sezione di "AIB-WEB" dedicata alla repertoriazione dei cataloghi in linea [1], è nata in primo luogo per ospitare il repertorio degli OPAC italiani, fondato nel 1997 da Riccardo Ridi e divenuto rapidamente il riferimento più aggiornato e affidabile in materia. La sezione raccoglie inoltre i due repertori delle liste di periodici e delle liste di CD-ROM posseduti da biblioteche italiane, nonché varie informazioni sussidiarie sui cataloghi in linea.

 In seguito, la continua crescita del numero di cataloghi accessibili in rete ha suggerito l'opportunità di gestire le informazioni del repertorio attraverso una base dati, la quale nel contempo permettesse una interrogazione cumulativa di molti dei cataloghi per mezzo del software Azalai sviluppato dal CILEA [2]. Così a partire dal 9 febbraio 1999 - giorno del suo secondo compleanno - "OPAC italiani" si è trasformato nel complesso del repertorio degli OPAC, aggiornato ora automaticamente a partire dalla base dati, e del MetaOPAC Azalai Italiano (MAI) [3, 4, 5].

Nuovi compiti per la redazione di "OPAC italiani"

La struttura logica della base dati, e conseguentemente quella del repertorio e quella del MetaOPAC, derivano in parte dall'impostazione originaria del repertorio, concepito fin dall'inizio con criteri bibliografici, e in parte dalle opportunità offerte dai nuovi strumenti informatici: per rendere il più possibile efficace e funzionale uno strumento al tempo stesso potente e complesso come un metaOPAC, vengono infatti man mano fronteggiati nuovi problemi, individuando soluzioni che ne permettono un graduale sviluppo e miglioramento.

 Da un punto di vista biblioteconomico, si può dire che il mantenimento del metaOPAC richieda una "metacatalogazione", ovvero una catalogazione dei cataloghi che vi sono compresi, realizzata in una forma che permetta di differenziarli in base alle loro caratteristiche più rilevanti, per poi selezionarli e interrogarli. Ci si è infatti trovati nella necessità di gestire la varietà delle situazioni in modi funzionali e coerenti, stabilendo delle regole pragmatiche per la descrizione e il trattamento degli OPAC (scherzosamente chiamate RICOdalla redazione).

Le unità di catalogazione

Problema basilare è l'individuazione delle unità di catalogazione: che cosa deve essere inteso come "un OPAC"? Le interfacce di accesso dei cataloghi, infatti, presentano livelli di integrazione tutt'altro che uniformi: alcune consentono di cercare separatamente nel patrimonio di singole biblioteche, mentre altre offrono soltanto un'interrogazione collettiva; alcune impongono una scelta preliminare fra le tipologie di materiale (tipicamente fra monografie e periodici), mentre in altre tale scelta è facoltativa, o addirittura impossibile; alcune danno accesso a registrazioni già comprese anche in un differente catalogo collettivo...

 L'unità di catalogazione più naturale e utile sarebbe probabilmente la singola biblioteca: il patrimonio di una determinata biblioteca infatti potrebbe essere caratterizzato nella base dati in modo preciso, specificandone ad esempio l'ubicazione geografica, l'ambito disciplinare, la tipologia istituzionale, l'utenza, e così via, per poi permettere ricerche variamente combinate a seconda delle necessità: ciascuna interfaccia potrebbe allora essere descritta primariamente come l'accesso al catalogo di una o più biblioteche note. Una strutturazione di questo tipo, tuttavia, richiederebbe l'integrazione del metaOPAC con un vero e proprio archivio delle biblioteche italiane, e quindi l'identificazione precisa di tutte le biblioteche comprese in ciascun catalogo: informazioni che nella pratica non sempre sono disponibili.

 Pur rappresentando un obiettivo di possibili sviluppi futuri, quindi, la catalogazione per singole biblioteche è stata per il momento accantonata, a favore di una catalogazione "per ente o per consorzio di enti". Ogni OPAC viene cioè descritto nella base dati in base alla denominazione dell'istituzione a cui afferiscono la biblioteca o le biblioteche in esso comprese; l'istituzione può prendere il nome dalla biblioteca stessa che la costituisce ("Biblioteca nazionale braidense"), oppure dall'ente amministrativo o di istruzione che ne è responsabile ("Provincia di Foggia", "Università della Tuscia"), oppure ancora da un'entità istituita appositamente per la realizzazione del catalogo stesso o di altri servizi ("Catalogo italiano dei periodici", "Servizio bibliotecario nazionale", "Rea.net").

 Pertanto, due "OPAC" si differenziano allorché comprendono insiemi di biblioteche che si identificano come entità diverse, anche se parzialmente sovrapposte; per esempio, l'OPAC di un'università può contenere registrazioni comprese anche all'interno del locale Polo SBN, quest'ultimo a sua volta interrogabile tramite un'interfaccia collettiva separata: in tal caso, nella base dati vengono considerati due OPAC distinti. Al contrario, due interfacce anche molto diverse per grafica e modalità di interrogazione vengono considerate afferenti allo stesso OPAC se consentono l'accesso alle registrazioni dello stesso insieme di biblioteche.

La forma delle intestazioni

Una volta individuata l'entità che identifica un determinato OPAC, questa deve essere espressa nella base dati in una forma univoca e coerente con le altre registrazioni, in modo da comparire poi nel repertorio e nel metaOPAC in modo corretto e chiaro: si tratta quindi di rispettare delle regole minimali di forma dell'intestazione.

 In prima istanza, il nome dell'ente o della biblioteca viene desunto da come esso si presenta sul sito in cui si trova l'OPAC stesso, secondo il vecchio principio catalografico per cui la fonte delle informazioni è innanzitutto il documento stesso. Tale espressione d'altra parte deve essere normalizzata per garantire una certa coerenza: ad esempio, si è scelto di adottare sempre la forma "Università di..." piuttosto che "Università degli studi di...", indipendentemente dalle mutevoli varianti che compaiono in rete. Il termine "biblioteca" o "biblioteche" generalmente viene sottinteso, in quanto è noto che gli OPAC documentano il patrimonio di biblioteche; a meno che esso sia parte integrante e imprescindibile del nome dell'istituzione, oppure che il nome del servizio sia diverso da "biblioteca" (per esempio "centro di documentazione", "mediateca"); perciò:

  • Università di Lecce
  • Biblioteca comunale di Remedello
  • Sistema bibliotecario integrato dell'area fiorentina (SBIAF)
Anche la località viene riportata soltanto se parte integrante del nome ("Biblioteca comunale di Remedello"), e non negli altri casi (non "Biblioteca nazionale Braidense di Milano"), fermo restando che l'ubicazione della biblioteca viene comunque specificata nell'apposito campo della base dati.

Le istituzioni che fanno parte di entità superiori sono indicate in forma gerarchica, a partire dall'entità superiore, separando i diversi livelli con punti. Gli acronimi eventualmente presenti vengono riportati fra parentesi dopo il nome corrispondente:

  • Università di Milano. Istituto per il diritto allo studio universitario (ISU). Mediateca
  • Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Area della ricerca di Bologna
Il livello dell'OPAC

All'interno della base dati, per ciascun OPAC individuato secondo i criteri descritti vengono definite una o più sezioni, corrispondenti alle tipologie di materiale (monografie, periodici, altro materiale, tutti i documenti); e per ciascuna sezione una o più interfacce, denominate in base alla modalità di accesso (telnet, gopher, HTTP, Z39.50) [5].

 Al livello dell'intero OPAC vengono registrate le informazioni che lo riguardano nel suo complesso: il fatto che comprenda una sola oppure più biblioteche, l'indirizzo di un'eventuale pagina web che riporti l'elenco di tali biblioteche, l'indirizzo di un'eventuale pagina web contenente informazioni sul catalogo, il recapito di un tecnico addetto alla manutenzione del catalogo (OPACmaster), e soprattutto il livello di copertura geografica, utile per permettere agli utenti la selezione dei soli cataloghi riguardanti una determinata area.

 La definizione dei livelli di copertura geografica è uno degli aspetti che pongono alla redazione i problemi più complessi. Come unità minima è stato scelto il comune: in tal modo è possibile collegare la tabella dei cataloghi con quella dei comuni italiani, per ciascuno dei quali sono note la provincia e la regione di appartenenza. In seguito alla scelta di includere nella base dati i cataloghi in lingua italiana di San Marino e della Svizzera italiana, la tabella dei comuni viene integrata all'occorrenza con località estere, trattando San Marino e i cantoni svizzeri alla stregua di "province".

 Un OPAC è definito di livello comunale se comprende una o più biblioteche afferenti ad un solo comune: ad esempio, tutte le biblioteche comunali del Comune di Parma. Se le biblioteche comprese appartengono invece a più comuni della stessa provincia, l'OPAC è definito di livello provinciale; se appartengono a più comuni di diverse province della stessa regione, è definito di livello regionale; se infine appartengono a più comuni anche di regioni diverse, è definito di livello nazionale. Grazie a queste definizioni, gli utenti possono scegliere di effettuare ricerche nei soli cataloghi di un determinato ambito geografico, ottenendo come prima risposta l'elenco dei cataloghi corrispondenti alla richiesta e quindi di quelli di ambiti limitrofi (indicati come rinvii di tipo "vedi anche"). D'altra parte, questa suddivisione comporta alcuni problemi pratici: esistono infatti cataloghi che comprendono, ad esempio, biblioteche ubicate in gran parte in una stessa città, e inoltre una o poche altre biblioteche ubicate in una città di una diversa regione (tipico il caso dell'Università Cattolica, con sede a Milano e un polo a Piacenza); la loro classificazione nel repertorio come OPAC "di livello nazionale", e il loro conseguente comportamento nel metaOPAC in fase di risposta, possono risultare perciò fuorvianti ed enigmatici per gli utenti. Questi casi vengono esaminati di volta in volta dalla redazione, alla ricerca di soluzioni più funzionali, ed eventualmente trattati come eccezioni.

Il livello della sezione

Al livello della sezione di un OPAC vengono registrate le caratteristiche riguardanti la natura bibliografica del materiale, e la completezza o meno delle registrazioni rispetto all'intero patrimonio delle corrispondenti biblioteche. Le tipologie di materiale sono distinte essenzialmente in monografie, periodici e altro materiale, comprendendo in quest'ultima categoria tesi, resoconti o altra letteratura grigia, materiale audio, video, digitale e così via.

 La distinzione avrebbe naturalmente potuto essere più accurata, e ad esempio considerare il tipo di periodicità (monografie, periodici), il tipo di fruizione (scritti, audio, video) e il tipo di supporto (cartaceo, nastri, dischi, siti Internet) come "faccette" distinte della descrizione; ma di fatto negli OPAC italiani queste tipologie non sono sempre distinte con criteri uniformi, sicché l'adozione di categorie più raffinate risulterebbe di scarsa utilità per la loro selezione e l'interrogazione. Le scelte del MAI infatti devono basarsi anche sul criterio della "garanzia bibliografica", per il quale conviene creare determinate categorie solo nel momento in cui esse siano sufficientemente rappresentate fra gli oggetti da descrivere. Un esempio di queste situazioni si è avuto recentemente, con la comparsa dei primi OPAC che integrano, accanto alle registrazioni di documenti tradizionali, registrazioni di vari tipi di risorse elettroniche locali e in linea [6].

Il livello dell'interfaccia

Nell'ambito di una sezione vengono catalogate una o più interfacce, denominate a seconda della modalità di trasmissione dei dati: web, telnet, TN3270, gopher, Z39.50; il primo tipo è largamente il più frequente, con 463 accessi contro rispettivamente 52, 5, 3 e 0 al 18 maggio 2000 [7]. Ciascuna interfaccia registrata corrisponde a un indirizzo (URL) di accesso al catalogo; per la registrazione viene individuato l'indirizzo che consente l'accesso il più possibile diretto alle maschere di interrogazione, prescindendo dalle pagine principali delle biblioteche e da eventuali schermate di "copertina", ed evitando le visualizzazioni multifinestra (frame): tutto ciò sia per facilitare agli utenti il passaggio diretto, attraverso i collegamenti ipertestuali, dal repertorio degli OPAC all'interrogazione di uno di essi, sia per fornire al metaOPAC l'indirizzo esatto al quale inviare le interrogazioni.

 Nei casi in cui esistono varianti minori dell'indirizzo corrispondenti a modalità alternative di interrogazione - ad esempio ricerca per campi o per liste, dialoghi in italiano o in altre lingue - ne viene scelta una sola per creare la registrazione. Agli indirizzi in forma numerica vengono preferiti, quando disponibili, i loro equivalenti alfanumerici, considerati più stabili. Se invece esistono più interfacce corrispondenti ad indirizzi alquanto diversi, eventualmente differenziate anche negli aspetti grafici e nei collegamenti ipertestuali, ciascuna di loro viene registrata separatamente; le diverse interfacce appartengono comunque alla medesima sezione se consentono l'interrogazione delle registrazioni degli stessi documenti, archiviate nella stessa base di dati.

 Al livello della singola interfaccia vengono registrate le informazioni che la riguardano, ossia appunto l'indirizzo di interrogazione, l'attuale connessione o meno al metaOPAC, i nomi dei campi eventualmente interrogabili, e le note di lavoro riguardanti la possibilità o meno di connessione a seconda delle caratteristiche dei software [8].

Uno strumento in evoluzione

La struttura a livelli fin qui descritta consente una gestione modulare della base dati e del metaOPAC, con compiti ripartiti sia per tipo di lavoro che per area geografica. Lo staff del CILEA, coordinato da Fabio Valenziano, si occupa degli aspetti tecnici di funzionamento del metaOPAC e della sua connessione con gli OPAC compresi nella base dati. Lo staff dell'AIB, coordinato da Antonella De Robbio con la collaborazione di Claudio Gnoli, si occupa dell'individuazione degli OPAC (anche attraverso le segnalazioni provenienti da bibliotecari e OPACmaster, con i quali vengono mantenuti contatti), del loro controllo e della loro catalogazione nella base dati; il controllo e la catalogazione sono distribuiti fra i redattori su base regionale, secondo il modello introdotto fin dai tempi del repertorio curato da Ridi. Le diverse componenti della redazione interagiscono comunicandosi tempestivamente le nuove segnalazioni e le operazioni svolte attraverso l'apposita lista di discussione via posta elettronica [9].

 La complessità e l'articolazione del MAI fanno sì che il suo sviluppo debba procedere in modo graduale: miglioramenti nelle modalità di selezione e interrogazione dei cataloghi, nelle interfacce di dialogo con gli utenti, nella documentazione ausiliaria sono continuamente allo studio, e vengono resi disponibili in linea gradualmente, così come il numero dei cataloghi connessi e la loro frazione rispetto al totale compreso nel repertorio vanno aumentando man mano che le soluzioni tecniche possono essere potenziate [8]. L'evoluzione segue necessariamente anche le nuove situazioni che man mano si vanno presentando, e riflette l'evolversi delle caratteristiche degli OPAC in Italia: "OPAC italiani" diventa così anche un osservatorio privilegiato, dal quale ottenere dati aggiornati sulla situazione dei cataloghi in linea nel nostro paese[7, 9, 10, 11].


Bibliografia

[1] OPAC italiani / a cura di Antonella De Robbio, Riccardo Ridi, Claudio Gnoli. In: AIB-WEB : il Web dell'Associazione Italiana Biblioteche. <http://www.aib.it/aib/lis/opac1.htm>, 1997-.

 [2] Azalai: il metaOPAC del CILEA / Luciano Guglielmi, Fabio Valenziano. "Bollettino CILEA", n. 57 (aprile 1997), p. 13-14. Anche: <http://www.cilea.it/bollettino/b57/p13-14.pdf>.

 [3] Preistoria, storia e futuro del repertorio degli OPAC italiani in AIB-WEB / Riccardo Ridi. Relazione a: Seminario AIB-WEB 2. 45o Congresso nazionale AIB : Roma, 16-19 maggio 1999. <http://www.aib.it/aib/congr/co99ridi.htm>, 1999.

 [4] Presentazione di MetaOPAC Azalai Italiano / Antonella De Robbio, Riccardo Ridi, Fabio Valenziano. Relazione a: Seminario AIB-WEB 2. 45o Congresso nazionale AIB : Roma, 16-19 maggio 1999. <http://www.aib.it/aib/congr/co99metaopac.htm>, 1999.

 [5] "OPAC italiani" di AIB-WEB si interroga: la risposta è "MAI" / Antonella De Robbio. "Biblioteche oggi", 17 (1999), n. 7, p. 70-73. Versione aggiornata in: "ESB Forum". <adr-mai.htm>, 2000.

[6] Le risorse elettroniche nei cataloghi : una discussione telematica della redazione di "OPAC italiani" / a cura di Claudio Gnoli. In: AIB-WEB Contributi. <http://www.aib.it/aib/contr/gnoli3.htm>, 2000.

 [7] Il MAI, un metamotore per gli OPAC / Antonella De Robbio. Relazione a: Convegno nazionale CRUI : Le biblioteche accademiche del futuro: idee, progetti, risorse : Roma, 22-23 maggio 2000. Diapositive a <http://www.math.unipd.it/~biblio/crui/index.htm>, [2000].

 [8] Informazioni per la connettibilità di OPAC italiani al MAI (MetaOPAC Azalai Italiano) / a cura di Paola Rossi. In: AIB-WEB. OPAC italiani. <http://www.aib.it/aib/opac/connect.htm>, 2000.

 [9] Come si gestisce un metaOPAC : organizzazione del MAI (MetaOPAC Azalai Italiano) / Antonella De Robbio. Relazione a: Tavola rotonda MetaOPAC e Z39.50 : Genova, 5 giugno 2000. Diapositive a <http://www.regione.liguria.it/conosc/10_biblio/opac02/index.htm> [2000].

 [10] OPAC in Italia: una panoramica delle tipologie e delle modalità di consultazione / Claudio Gnoli. "Bibliotime", II, 1 (marzo 1999). <http://spbo.unibo.it/aiber/bibtime/num-ii-1/gnoli.htm>.

 [11] Gli OPAC italiani / Antonella De Robbio, Fabio Valenziano. Relazione a: Seminario SBN: quale organizzazione per quali servizi : Università di Firenze, 16-17 aprile 1999. Testo a <http://www.aib.it/aib/commiss/cnsbnt/fabianto.htm>, 1999; diapositive a <http://www.math.unipd.it/~adr/venetocultura/opacve.htm>, 1999.

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