Catalogare ricorrendo a fonti esterne: il futuro della catalogazione bibliografica nell’Università di Catania.


di Laura Sapuppo (in linea da febbraio 2001)
Convegno Strumenti e strategie per la costruzione della biblioteca ibrida, Firenze, 14 febbraio 2001

Abstract

Il processo di rinnovamento tecnologico-organizzativo che negli ultimi decenni ha prepotentemente modificato il concetto di biblioteca e di servizi ad essa connessi, ed in particolare l’ingresso dell’automazione nelle procedure di catalogazione bibliografica, ha dato un forte impulso alla creazione di cataloghi digitalizzati.

Appare evidente come le biblioteche d’ateneo, per loro stessa natura complesse ed articolate, siano le prime a trarre vantaggio dai progetti di recupero e digitalizzazione del patrimonio documentario posseduto. In quest’ambito presso l’Università degli Studi di Catania è in corso un’iniziativa, la I12 del progetto coordinato Catania-Lecce, finalizzata alla catalogazione delle opere mediante tecniche di retroconversione da banche dati in linea e fuori linea o mediante catalogazione originaria.

Obiettivo finale è la creazione del Catalogo virtuale integrato fra le biblioteche dell’Ateneo catanese che verrà a costituire un supporto agile ed efficace alle attività didattiche e a quelle di ricerca avanzata nelle varie Facoltà. Esso permetterà a studenti e studiosi la fruizione delle informazioni estesa a tutto il patrimonio librario dell’Università.


Introduzione

Il processo di rinnovamento tecnologico-organizzativo che negli ultimi decenni ha prepotentemente modificato il concetto di biblioteca e di servizi ad essa connessi, ed in particolare l’ingresso dell’automazione nelle procedure di catalogazione bibliografica, ha dato un forte impulso alla creazione di cataloghi digitalizzati; questi facilitano il compito dei catalogatori snellendo i tempi di creazione dei records, eliminano per l’utente i disagi derivanti dalla consultazione di più cataloghi, estendono i vantaggi propri di una ricerca informatizzata alle notizie bibliografiche relative all’interno del patrimonio della biblioteca. Appare evidente come le biblioteche d’ateneo, per loro stessa natura complesse ed articolate, siano le prime a trarre vantaggio dai progetti di recupero e digitalizzazione del patrimonio documentario posseduto.

La figura del bibliotecario catalogatore, in questo quadro, dovrà continuamente integrare ed aggiornare le proprie conoscenze in materia di informatica e di norme di catalogazione.
 

Descrizione del progetto

In questa direzione va anche l’Università di Catania, coordinata con l’Ateneo di Lecce in un ampio ed articolato piano per lo sviluppo di tecnologie informatico-telematiche per l’organizzazione di strutture avanzate per il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione dei patrimoni storico-culturali e scientifico-naturali. In quest’ambito è in corso un’iniziativa, la I12, finalizzata alla catalogazione delle opere mediante tecniche di retroconversione da banche dati in linea e fuori linea o mediante catalogazione originaria. Tale iniziativa, coordinata dal CBD (Centro biblioteche e documentazione) nell’ambito del Sistema bibliotecario d’Ateneo, mira alla creazione di un catalogo unico elettronico che sarà il primo al livello nazionale a utilizzare le regole di catalogazione anglo-americane. In questa prima fase sono state scelte le sette biblioteche di Facoltà, d’Istituto e di Dipartimento che erano in ritardo con la catalogazione informatizzata: la biblioteca centrale della Facoltà di Agraria, la biblioteca della Facoltà di Lettere, la biblioteca della Facoltà di Economia, la biblioteca del Seminario Giuridico, la biblioteca della Facoltà di Scienze della Formazione, la biblioteca del Dipartimento di Scienze Umane, biblioteca del Dipartimento di Studi archeologici, filologici storici.

Dalle stime sui dati delle biblioteche alla fine del 1997 le notizie catalografiche riguardanti le monografie da retroconvertire sono circa 400.000[1].
 

Strategie e risorse

Il passaggio dal catalogo cartaceo a quello digitalizzato, certamente non indolore perchè gravante sui bilanci e sul personale delle biblioteche universitarie, ha comportato un lungo lavoro preventivo degli organi del CBD, basato sull’analisi quantitativa e tipologica dei documenti da recuperare, su statistiche di previsione di recupero, sulla definizione delle strategie da seguire sulla scelta delle tecniche di recupero delle notizie bibliografiche, sulle risorse hardware e software da utilizzare, sull’organizzazione dei flussi di lavoro, sulla logistica e la sistemazione degli spazi, sul reperimento di risorse economiche ed umane.
 

Metodologie utilizzate: il ricorso a fonti esterne.

La scelta di catalogare ricorrendo ad un’unica fonte è sembrata la più opportuna in considerazione della grande quantità di records bibliografici da produrre e delle "esigenze di omogeneizzazione del costituendo catalogo unico e dei cataloghi parziali delle biblioteche dell’Ateneo"[2]. Si tratta, infatti, di una tecnica di recupero che presuppone la disponibilità di fonti e banche dati elettroniche sovrapponibili al catalogo, ma che consente un notevole risparmio di tempo da parte del catalogatore, dovendo egli catturare una notizia bibliografica già confezionata e, a seconda dell’autorevolezza delle base-dati e dei cataloghi consultati in linea o su CD-rom, adeguata alle norme di descrizione bibliografica più evolute.

E’ noto tuttavia che qualunque sia la banca dati utilizzata, essa conterrà solo una parte dei documenti posseduti. Sorge pertanto il problema di come procedere per tutte le notizie bibliografiche che devono essere catalogate direttamente. Il progetto Catania-Lecce ha previsto la costituzione di un working group di 5-7 catalogatori, che dopo un necessario lavoro di amalgama, riproducesse al massimo il modello di catalogazione conforme alla banca dati scelta.

L’adozione di OCLC per la retroconversione ha condotto all’utilizzo di tutti i suoi strumenti, come il CD-MARC Bibliographic della Library of Congress e CatCD, pubblicazioni del consorzio americano[3] per la catalogazione originaria, nonchè l’uso di un software di catalogazione (Tinlib) che consente l’import/export dei dati in formati di scambio MARC.

Oltre alle basi-dati di OCLC, tra le quali è importantissima OCLC-LC Names per la redazione di authority files, le altre fonti catalografiche utilizzate sono BNI (Bibliografia Nazionale Italiana), BNCF (catalogo della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), BNF (Bibliografia Nazionale Francese), BNB (Bibliografia Nazionale Britannica), BLGC (Catalogo Generale della British Library), BNE (Bibliografia Nazionale Spagnola), DNB (Bibliografia Nazionale Tedesca). La consultazione delle stesse si rende necessaria alla luce dei diversi ambiti e tipologie dei fondi delle biblioteche che richiedono la ricerca su base-dati di più Paesi e in più lingue. Sta alla discrezione del catalogatore valutare da quale delle banche dati a sua disposizione catturare la notizia bibliografica a seconda del tipo di documento da catalogare.

La fase successiva al recupero della notizia è quella che riguarda le modifiche da apportare alle stesse in modo da renderle compatibili con quelle già presenti nel catalogo elettronico. L’adozione pionieristica dello standard catalografico comune ai paesi di lingua inglese AACR2 (Anglo-American Cataloguing Rules), garantisce il superamento delle differenze normative tra i vari cataloghi cartacei, assicurando nel contempo la condivisione delle informazioni bibliografiche e la loro individuabilità in tutti i cataloghi.

Questo lavoro è in una fase iniziale ed entrerà nel vivo nei prossimi mesi.

Il modello utilizzato nel progetto (gruppo di catalogazione più catalogazione derivata) potrà essere utilizzato dall’Ateneo catanese per l’acquisizione delle nuove acquisizioni. Ciò dovrebbe costituire un risparmio considerevole, in quanto attualmente in seno all’Università catanese si contano una ventina di catalogatori, mentre una recente visita all’Università delle Baleari a Palma de Mallorca ha evidenziato come un volume di libri in entrata pari a quello registrato a Catania (20.000-25.000 all’anno), venga lavorato da una équipe di solo quattro catalogatori.
 

Considerazioni conclusive

La creazione del catalogo virtuale integrato fra le biblioteche dell’Università catanese, verrà a costituire uno strumento, efficace ed agile, di supporto sia alle attività didattiche che a quelle di ricerca nelle varie Facoltà universitarie di Catania. Ottenuto dalla conversione retrospettiva dei cataloghi cartacei, e quindi in tempi relativamente brevi, perfettamente omogeneo ed aderente agli standard catalografici nazionali ed internazionali, il Catalogo unico permetterà a studenti e studiosi la fruizione delle informazioni bibliografiche estesa a tutto il patrimonio librario dell’Università.

Oltre al raggiungimento dell’obiettivo suddetto, il modello utilizzato fornirà un gruppo omogeneo e preparato di catalogatori. Rimane ovviamente aperto il problema dell’omogeneizzazione dei cataloghi già informatizzati in precedenza al nuovo Catalogo unico. Il gruppo di catalogatori costituito nell’ambito di questa esperienza potrebbe fornire le risorse umane qualificate per il completamento del progetto stesso.


NOTE

[1] Motta, S., Analisi del sistema bibliotecario d’Ateneo, 1997.

[2] Tammaro, A. M., Relazione al Comitato Tecnico del CBD, 17-09-1999.

[3] OCLC (On Line Computer Library Center) è la rete bibliotecaria più grande del mondo. Ha oltre 37.000 biblioteche partecipanti in 60 paesi di tutto il mondo, la sua base supera i 40 milioni di records bibliografici. Fornisce una vasta gamma di prodotti e servizi on line e su CD-rom, tra i quali le registrazioni bibliografiche della Library of Congress, esportabili in formato MARC.
 
 
     
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